La Migliore Offerta di Tornatore

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La Migliore Offerta di Giuseppe Tornatore è nelle sale dal 1° gennaio, come fosse davvero un’offerta migliore per il nuovo anno, in grado di dare anche nuovo smalto all’asfittico panorama del cinema nostrano. Gran merito va anche alla sagacia dei due giovani produttori, Isabella Cocuzza e Arturo Paglia, i quali, con la loro Paco Cinematografica, hanno già avuto buon occhio nel produrre una commedia brillante e fresca come Basilicata Coast to Coast.

Tornatore con questa sua nuova opera sembra chiudere, almeno momentaneamente, la parentesi dei suoi amati temi siciliani per lanciarsi nel genere thriller, anche se poi La Migliore Offerta non lo è del tutto. Si tratta più di una storia di amore, manipolata dal regista fino a essere trasfigurata in una sorta di semi-noir. Il film corre sulle note di Ennio Morricone e si avvale della bravura interpretativa di un grande Geoffrey Rush nei panni del protagonista, tale Virgil Oldman, di mestiere antiquario, famoso battitore d’aste, ma, soprattutto, vecchio uomo incapace di amore vero. Lui eccelle solo nella sua arte. E’ in grado di scovare al semplice tatto, tra la sporcizia di una cantina, un’opera del ‘600, ma abbassa lo sguardo davanti a una qualsiasi giovane donna. E’ senza amore la sua vita. Lo insegue e lo rifugge. Vano surrogato di vita è il suo rifugiarsi in una sala blindata, seduto su di una bianca poltrona, circondato da centinaia di ritratti di donne, una galleria di capolavori, di amori solo sognati e mai vissuti. Il suo pirandelliano bisogno d’amore si scontra d’un tratto con l’invadenza di una misteriosa giovane donna che lo incarica dell’asta dei beni di famiglia. Lei non lascia mai le stanze della sua villa, soffre di agorafobia, fugge i luoghi aperti e il contatto con ogni essere vivente. Quasi come il carattere acido di lui, che però a poco a poco si scioglie, lusingato, respinto, infine ammaliato dalla improvvisa prepotente presenza della giovane donna che non ha volto.

Tutto si scompone e ricompone, come i pezzi arrugginiti di un automa ritrovato di Vaucanson, l’inventore che agli inizi del ‘700 fu capace di ideare e costruire un fine meccanismo in forma di pupazzo in grado di muovere labbra e occhi (e persino di suonare un flauto). Come la ruote dentate dell’orologio di Praga, altrettanto la vita del protagonista batte il tocco, poi si muove e rimuove da se stessa fino al malinconico finale. Imperdibile la lunga giroscopica sequenza che chiude questa storia d’amore senza amore, questo thriller, dove ogni falso sempre contiene in sé qualcosa di autenticamente vero.

Bravo Tornatore capace di reinventarsi, affinandosi e realizzando un’opera davvero più che degna di nota, ben orchestrata da una regia raffinata.

Dario Arpaio.

 

 

 

1 commento su “La Migliore Offerta di Tornatore”
  1. dilva ha detto:

    Tornatore nuovo, e con la colonna sonora di Morricone sempre “giusto” nella trama del film.
    Molto bello, ben orchestrato, con il finale che lascia a bocca aperta ed una tristezza per un amore vissuto non nel giusto periodo della vita.
    Sono contenta di aver letto la tua recensione prima di vedere il film.Bravo Dario,dilva


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