John Carter of Mars, solo a metà tra Disney e Burroughs

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Appare sugli schermi il personaggio di John Carter of Mars, riesumato, ad opera della Disney, dai tanti romanzi (11) scritti da Edgar Rice Burroughs prima ancora di arrivare a creare l’eroe della jungla, Tarzan delle scimmie.

L’operazione era molto attesa dai fan del capitano della cavalleria sudista e delle sue mirabolanti imprese nientemeno che sul pianeta rosso, come dire dagli apache ai marziani. Il risultato non si può dire sia stato pari alle aspettative, nonostante i 250 milioni di budget messi a disposizione del regista Andrew Stanton, quello di Wall-E e Alla Ricerca di Nemo. Il soggetto, tratto dal primo dei romanzi della saga, The Princess of Mars, viene ridotto ai minimi termini, solo tante (mirabili) scene d’azione in computer grafica e troppi tagli di narrazione, che, alla fine, ben poco lasciano di John Carter allo spettatore, appena fuori dal cinema dopo lo spettacolo.

Ma facciamo un passo indietro. E’ il 1912, Burroughs ha 35 anni ed è in preda a una forte depressione. Ha esercitato mille mestieri, dal venditore di coltellini al cercatore d’oro, dal poliziotto ferroviario al minatore. Tutto ciò dopo aver chiuso con la carriera militare nel tristemente famoso 7° cavalleggeri. Non può nemmeno contare su di una certa istruzione. E’ rozzo, ma la sua fantasia è inarrestabilmente capace di raccontare storie incredibili e ardite nella trama. Così inizia a scrivere le avventure di un cavalleggero sudista che, per qualche misterioso arcano, si risveglia sul pianeta Marte, dove impara a convivere con l’assenza di gravità e con una aumentata vigoria. Nulla sa delle lotte intestine tra razze e regni che costellano la geografia di quel pianeta. Suo malgrado, o forse no, vi parteciperà da protagonista, fino a difendere l’onore della buona principessa contro il tiranno. Burroughs incontra un successo inaspettato. Il suo modo di scrivere piace molto, così immediato e diretto e poi le sue storie sono così fascinose. Tarzan verrà qualche anno dopo e sarà il trionfo.

Pochi forse sanno che John Carter e le sue avventure hanno ispirato Lucas e il suo Star Wars, non in ultimo anche Cameron per il suo Avatar. Magari chi ricorda le gesta di Flash Gordon e delle mille razze che popolano l’universo e il pianeta Mongo, non potrà non ritrovare i semi che la fantasia di uno disperato Edgar Burroughs fu capace di piantare in quel lontano 1912.

Di tutto ciò rimane un film in 3D firmato Disney, in quanto tale, riconoscibile in tutto e per tutto. Poco spessore, solite tramette simil-eroico-amorose, muscolari quanto basta. Può piacere ai ragazzini, e perché no, alle famiglie. A Burroughs, probabilmente, non dispiacerebbe più di tanto.

Dario Arpaio

1 commento su “John Carter of Mars, solo a metà tra Disney e Burroughs”
  1. giuseppe ha detto:

    ciao dario peccato pensavo fosse più interessante.grazie per la recensione così evito di andarlo a vedere…il concerto di elio al teatro colosseo è stato fantastico…a presto giuseppe


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