L’umiliazione di Al Pacino
Di Elvezio SciallisIl connubio artistico fra Barry Levinson e Al Pacino sembra funzionare sempre meglio e i due arrivano ora al terzo film consecutivo realizzato insieme, in una striscia che inizia con You Don’t Know Jack e si concluderà con Gotti: Three Generations.
Ma prima di realizzare la pellicola su Gotti, Levinson dovrà dirigere Pacino ne L’umiliazione, tratto dall’omonimo romanzo di Philip Roth i cui diritti l’attore aveva già messo in cassaforte nel 2009.
Il romanzo in questione ricevette, al tempo, un’accoglienza critica insolitamente tiepida per essere un’opera di Roth ma basta dare uno sguardo alla sinossi recuperata in Rete per capire come questa storia possa interessare tantissimo un attore come Pacino:
Tutto è finito per Simon Axler, il protagonista del nuovo conturbante libro di Philip Roth. Simon, uno dei più grandi attori teatrali della sua generazione, ha superato i sessant’anni e ha perso la sua magia, il suo talento e la sua sicurezza. Quando sale sul palcoscenico si sente un pazzo e si vede un idiota. La sua fiducia nelle proprie capacità è evaporata; s’immagina che la gente rida di lui; non riesce più a fingere di essere qualcun altro. “È scomparso qualcosa di fondamentale”. La moglie se n’è andata, il pubblico l’ha abbandonato, il suo agente non sa come convincerlo a tornare in scena.
In questo atroce resoconto di un’inspiegabile e terrificante autodistruzione, emerge il contraltare di un insolito desiderio erotico, certo una consolazione in quella vita spogliata di tutto, ma tanto rischiosa e aberrante da frustrare ogni speranza di conforto e gratificazione per puntare dritto verso un finale ancora più cupo e rovinoso.
Facile vedere quanto Al Pacino, attore di una certa età da sempre attratto dal teatro, possa essersi sentito attratto da un simile personaggio e siamo sicuri che potrà, se ben diretto, offrire una grandissima prova. Rimangono ancora da individuare gli altri attori e particolare attenzione dovrà essere posta nella scelta dell’attrice co-protagonista, ma ci sono le premesse per una pellicola tanto interessante quanto cupa e drammatica…
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