Bond is back!
Di Dario ArpaioSeduto al tavolo da poker, il perfido Le Chiffre ha lo sguardo torvo. Di fronte a lui, 007. Un cameriere si avvicina a Bond che gli ordina il solito Martini, poi cambia idea e gli detta una ricetta: 3 parti di Gordon’s Gin, 1 parte di Stolichnaya Vodka (la sua preferita), ½ di Kina Lillet e che il tutto venga shakerato con molto ghiaccio e servito in un flute guarnito con una fetta di limone. Così nasce il Vesper cocktail. Per amore di una donna, solo per amore nasce quel drink. Per chi fosse interessato, si potrebbe anche aggiungere che le parti si possono modificare in 6+2+1. Il Gordon si può sostituire con il Boodles British Gin, dal nome del club reso famoso da uno dei suoi soci emeriti, Ian Fleming. Il Kina Lillet oggi non si trova in nessuna forma, anche perchè Casino Royale fu scritto nel 1952 e pubblicato nel 1953. Si può sostituire con un Cinzano Extra Dry e l’aggiunta di 2 gocce di angostura… E tutto accadde all’improvviso e solo per una donna, Vesper Lynd, così unica, enigmatica, sensuale, fragile. Colei che tradisce per amore. Splendida Eva Green in quel ruolo, perfetto per lei, o viceversa. Così nel sequel di Casino Royale, Quantum of Solace, allo 007 secondo Daniel Craig non rimane che la vendetta. L’amore è morto, perduto per sempre in un canale veneziano. Gli resta solo un’acida volontà di uccidere, senza nessuna emozione. Ma l’MI6 non autorizza debolezze umane. Innanzi tutto la patria, o meglio il dovere verso la patria (che poi si traduce generalmente solo in una lunga serie di omicidi), e, perché no, verso il mondo intero, anche se non è proprio British. Comunque sia, non c’è spazio per il privato. Si deve solo ubbidire per difendere la giustizia (o almeno quella ritenuta tale) contro le tante varianti delle Società per Estorsioni di blofeldiana memoria o contro la smodata sete di dominio russo, peraltro così simile a quella inglese e all’altra a stelle e strisce. Ma Daniel Craig non è Sean Connery. L’antico 007 è oggi un eroe diverso, oscuro (pure lui… ma è una mania!). Non ride, mai. Si fa male, spesso. Al corpo e nell’animo. Indossa pur sempre con gran classe lo smoking, ma il suo volto è scolpito da un dolore ultimo, nascosto. Così come il precedente, quello conneriano, era in fondo solo un bon vivant dal sorriso ammaliatore e con la Smith & Wesson, o era una Walter PPK? Qualunque cosa fosse, era sempre pronta. Quantum of Solace è lì a testimoniare il gran passo, la fine della speranza anni ’60, la fine della guerra fredda dove forse esisteva ancora una briciola di rispetto verso il nemico (ma che sto scrivendo?…). Nell’episodio 22 della serie non si insegue solo il denaro, è solo un dettaglio; non interessa più di tanto il petrolio a ogni costo. Si uccide e si ucciderà per l’acqua, per il controllo delle fonti. E il Bond senza speranza è lì, pronto nell’inseguire attraverso mezzo mondo il nuovo cattivo, monsieur Greene, un perfido Mathieu Amalric, ricordatelo protagonista del bellissimo Lo scafandro e la farfalla. Lo raggiungerà infine per abbandonarlo nel deserto a bere la sua disperazione. Poi, come sempre, James tornerà da mammà, ovvero M che sta, ancora una volta, alla brava Judy Dench. Ma lei pure è cambiata, questa volta lo rimprovera di meno. In fondo non c’è nulla da eccepire a 007, lui non è mai andato via, lontano dal suo senso del dovere. E’ il mondo a essere cambiato, impoverito, omologato in un consumismo penoso, senza ritorno. Lui si è solo adeguato con stile.
In ogni caso, Quantum of Solace non smentisce, anzi ribadisce con forza il precedente perfetto esordio di Daniel Craig, oggi sotto la guida dell’abile regia di Marc Foster che dal genere aquiloni passa con gran disinvoltura a un difficile cimento nell’action movie (disgrazie sul set a parte). La produzione della EON si è anche avvalsa di Paul Haggis, gran sceneggiatore, che è riuscito a ultimare la sua parte di script per il rotto della cuffia, giusto in tempo per iniziare gli scioperi dei writer americani. Non ce l’ha fatta invece Amy Winehouse che avrebbe dovuto interpretare il tema del film, Another Way to Die, affidato poi all’inedito duo Alicia Keys-Jack White, mentre Amy permaneva nel suo stato di ebbrezza. Peccato, ma le resta ancora un Vesper drink, solo uno.
Dario Arpaio
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Il drink che ordina bond è il preludio di un cambiamento dell’agente segreto più famoso del mondo. Il vecchio bond non avrebbe rinunciato per nulla al mondo al suo martini agitato non mescolato. Il vecchio bond avrebbe aspettato con una bella donna il cadavere del suo nemico sulla sponda del fiume, alla maniera cinese. Ma già il fatto di ordinare un drink shakerato ci fa capire che c’è un “rimescolamento” nell’animo dell’eroe, che lo fa cambiare in modo radicale.E rispecchia un po’tutti noi, che poveri mortali, una volta persa una persona amata, mutiamo e diventiamo persone che mai avremmo pensato di diventare.E a quel punto sarebbe meglio abbandonarci a un gustoso Vesper Drink davanti a un tavolo da poker…..
It’s another way to die …