Un cavaliere, una mummia e un principe
Di Dario ArpaioFerragosto è andato, con tutti i suoi temporali, le sue code in autostrada e le solite abbuffate. Rimane un ultimo sprazzo di tempo d’estate per lasciarsi andare a qualche pigrizia e, forse, anche a qualche riflessione mentre si gioca con i ricordi. Un tuffo, una nuotata o una passeggiata per boschi e ci si ritrova sul sentiero degli anni dietro, senza che nessun prototipo di personal trainer venga a rompere con l’idea degli addominali a tartaruga, tanto son grasso e felice! Magari sarebbe meglio andare al cinema… Quello al mare era una sala all’aperto ben dotata di zanzare e spesso anche con una nuvola di temporale in agguato, tanto il biglietto non te lo rimborsano. Il biglietto del cinema all’aperto offriva scomodissime sedie (questo aspetto non è cambiato) e costava come oggi le comode poltrone dei multisala, ma senza il popcorn. Un tempo, durante l’intervallo necessario a cambiare la pizza in sala di proiezione, c’era solitamente un ragazzino che percorreva la sala con la sua cassetta di legno appesa al collo, richiamando gli spettatori all’acquisto di gazzose, bruscolini, caramelle e gelati. Ci poteva anche stare che da qualche balcone intorno al cinema si potesse vedere quasi tutto lo schermo e così si assisteva a un mezzo spettacolo da una piccionaia privé. Eppoi perchè andare al cinema se si è al mare? C’è lo struscio, la passeggiata tra i negozietti, oggi tutti assolutamenti identici anche nei prezzi salati, a Otranto come a Bergeggi. Potremo allora gustarci un gelato ai fichi o chissà a quale altro gusto esotico. Personalmente sono rimasto affezionato al gelato da passeggio che fece la sua comparsa a Milano negli anni ‘50 con il nome di Mottarello, un fiordilatte ricoperto da un sottile strato di cioccolato. L’evoluzione del ‘ricoperto’ oggi si presenta appoggiato tra le calde labbra, yeah, di qualche sex symbol un po’ scosciata, come se in jeans non si potesse gustarlo. Viene in mente di tutto, tanto nelle sale c’è poco o nulla da vedere. Ancor meno da scrivere. Aspettiamo che parta la kermesse dei vari festival autunnali, a partire da Toronto, per poi passare a Roma, Venezia, New York. Per il momento ci accontentiamo dello sfizio di scoprire qualche curiosità, qualche chicca. In USA continua lo strapotere de Il Cavaliere Oscuro, con i suoi 450 milioni di dollari, e si avvia a sorpassare il primo Star Wars (461 milioni di dollari) che è secondo solo a quello sdolcinato ancorché spettacolare Titanic, che pare sia proprio il film di cassetta di tutti i tempi. Chissà se il magnifico oscuro Batman riuscirà nell’intento, dal momento che nelle sale USA (nonché europee) è arrivato a recargli un po’ di fastidio La Mummia 3 con quel fortunato pasticcione di un archeologo impersonato da Brendan Fraser, che questa volta dovrà vedersela con l’Impero del Dragone e Jet Li. Chissà poi perché noi dobbiamo attendere la fine di settembre per farci qualche risata con gli effettoni speciali della nuova Mummy. In Spagna e in Gran Bretagna la Mummia sta già andando alla grande. Da noi arriva Il Principe Caspian, secondo episodio della saga di Narnia. Nutro seri dubbi su questo film, a partire dal faccino pulito del principe-tutto-Disney che sembra arrivi or ora dall’aver baciato Biancaneve. L’irlandese autore del ciclo di Narnia, Clive Staple Lewis (nella foto la sua statua nell’atto di aprire il famoso armadio, a lui dedicata dalla città di Belfast), amico di J.R.R. Tolkien, ha certamente scritto una serie di romanzi dedicati in primis ai bambini, sottintendendo una più profonda lettura da parte degli stessi adulti. Gli ingredienti per risvegliare l’interesse alla virilità dell’eroismo e non solo, ci sono tutti e ben dosati! Ma al botteghino e alle produzioni interessa di più ciò che rimane in moneta quanto piuttosto il contenuto in sé. Così viene meglio sfruttare le incredibili possibilità creative oggi a disposizione grazie all’evoluzione dell’uso della computergrafica che non occuparsi più strettamente di eventuali possibili messaggi d’autore. Ho letto Le Cronache di Narnia durante un’altra estate, tra una nuotata e l’altra. Dei sette romanzi della saga quello che narra del Principe Caspian è uno dei più avvincenti, ma non sopporto quel leone arrivato sullo schermo che ricorda quelli di pezza dei lunapark di un tempo andato… per favore! Ben poco ha a che fare con quello magico ogni oltre limite che conosciamo dalle pagine di Lewis. Boh… per chi ancora se lo possa permettere, meglio sarebbe andare a fare una nuotata…
Dario Arpaio
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