Lo Scafandro e la Farfalla di Julian Schnabel

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le-scaphandre-et-le-papillon.jpgJean-Dominique Bauby, detto Jeandò, muore nel marzo del 1997, dieci giorni dopo la pubblicazione del suo libro Lo Scafandro e La Farfalla dal quale Julian Schnabel ha tratto il suo terzo affascinante film (nella foto la locandina originale).

Bauby concludeva la sua breve esistenza a 43 anni dopo aver attraversato un inferno di due anni nella malattia per un ictus che lo aveva paralizzato in tutto il corpo con la sola eccezione di un occhio. Così, il brillante redattore capo della famosa rivista Elle, già sulla cresta dell’onda, pago del suo successo mondano, si ritrova d’un tratto prigioniero in uno scafandro che gli crocifigge i sensi concedendogli drammaticamente solo la lucidità del rimpianto per ogni attimo perso, per un non-detto, per un non-fatto, per la carezza che non potrà più dare ai figli, per le cosce della moglie o dell’amante che non potrà più sfiorare se non dentro di sé. Appunto qui inizia il suo viaggio. Dopo aver desiderato di morire si avvinghia a ciò che gli resta: l’immaginazione e la memoria. Dove non arriva l’una, sopravviene l’altra in una rinnovata speranza di vita, rassegnata sì, ma non domata, bensì libera e disperatamente sopravvissuta alla malattia attraverso i battiti d’ali di farfalla della sua palpebra. Sorretto da un’ortofrenista e da una dolce assistente riesce a dettare con il solo occhio tutto il romanzo della sua vita. C’è chi afferma che il sentimentalismo è una manipolazione della realtà ma Jeandò ri-crea ogni attimo, ri-vede ogni angolo del suo passato in un gioco di volti e geometrie, cosciente di non potersi aggrappare a un futuro che non c’è più. Così rivive anche le sue ultime visite al padre di 92 anni. Stupenda, poi, la sequenza della telefonata del vecchio padre, quando un magnifico quanto straziante Max Von Sidow trasmette nella cornetta il suo amore disperato al figlio paralizzato, muto all’altro capo del filo. Altrettanto bravo è Mathieu Amalric nel ruolo di Bauby, direi in ogni scena, quando attraversa le fantasie erotiche o quelle disperate della rappresentazione della sua voglia di vivere, passando da un altrove infinito fino alla desolazione della sua stanza d’ospedale, oppure immobile sulla sua sedia di fronte a un oceano che pare quasi assisterlo.

Julian Schnabel orchestra una regia perfetta che gli ha già fatto collezionare premi e osanna, da Cannes ai Golden Globes. Questa sua terza opera arriva sugli schermi dopo il bio-pic del ‘96 sulla vita di Basquiat, il pittore di strada che diventa il re delle gallerie d’arte newyorkesi (e non solo), e dopo con Prima che Sia Notte, film del 2000 tratto dal romanzo autobiografico del poeta cubano gay, Reinaldo Arenas, con Javier Bardem protagonista intenso. In questo film recitava anche Johnny Depp che Schnabel avrebbe voluto come protagonista per lo Scafandro e la Farfalla salvo dovervi rinunciare per l’impegno dell’attore che era già sui galeoni dei pirati. Ma come detto, Amalric non fa rimpiangere il grandissimo Depp.

Julian Schnabel è pittore famoso e irascibile, ‘fiero fino alla presunzione’ (sua citazione di De Chirico) che nel cinema forse rinnova ulteriormente una vena creativa straordinaria, conquistata sui cocci di ceramica (Plate Paintings) che lo han reso celebre fino a diventare uno dei massimi esponenti del neo-espressionismo per poi arrivare a dipingere giganteschi quadri di 6 metri di lato. A questo punto della sua storia artistica pare che il nostro, già cultore della provocazione, si sia un pochetto adagiato nei bei salotti mondani che se lo accaparrano con forza. Certo è che Lo Scafandro e la Farfalla è una grande opera cinematografica, innovativa con le sue soggettive, provocatrice, tragica, di una forza disperata che avvolge lo spettatore, lo accarezza e lo graffia nell’animo fino a far terminare il viaggio di Bauby sulle note quasi declamate dalla voce roca e ineguagliabile di Tom Waits.

Un film da non perdere, assolutamente!

Dario Arpaio.

2 commenti su “Lo Scafandro e la Farfalla di Julian Schnabel”
  1. Dario Arpaio ha detto:

    mi permetto ribadire il mio parere, film da non perdere, certo meglio dei muccino e moretti. in ogni caso ognuno sceglie ciò che preferisce in base al proprio gusto.

  2. Dario Arpaio ha detto:

    inoltre mi pare che il succitato passo dell’articolo riferisse il 9° posto al petroliere e non allo scafandro che forse è addirittura già fuori classifica. beh, forse dopo l’assegnazione delgi oscar rientreranno entrambi i titoli. si vedrà.


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