The Orphanage, nuovo gotico spagnolo

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orphanage.jpgJuan Antonio Bayona, regista appena trentenne, è nativo di Barcellona. The Orphanage è la sua opera prima, ricca di richiami colti e sulla scia del grande successo già ottenuto negli USA, inizierà presto a girare per la Universal il suo secondo titolo, Hater, con il patrocinio ancora una volta del grande Guillermo Del Toro che crede fortemente in questo giovane talento e non sbaglia. The Orphanage è un thriller cupo, di grande tensione ma capace nello stesso tempo di offrire immagini lievi sull’infanzia giocata e mai perduta del tutto, quand’anche costretta al male. I giochi dei bambini a volte mutano in autentiche crudeltà nei confronti di chi è inerme. Ma il tempo disperde il tempo stesso e  i volti che ci hanno accompagnato giorno dopo giorno, dopo giorno, sempre uguali, sempre presenti, si vanno poi a nascondere nell’angolo di un sogno. Ogni paura, ogni timore si può trasformare nell’incubo di una fantasia che fugge nell’inconscio, o forse nel paranormale. Allora può essere sufficiente anche solo portare l’orecchio a un rumore di passi che giunge dal piano di sopra, a un cigolio di un’asse che rompe il silenzio all’improvviso, e che riporta un gioco mai più giocato eppure presente, vivo al punto da non potere condurre ad altro se non alla tragedia. Ma anche questa viene manipolata, trasformata in poesia dal govane regista, non in una resa, in una fuga come qualcuno ha voluto interpretare. Beh, credo sia meglio non dire di più. La vicenda prende il via semplicemente. Una coppia e il loro figlio si trasferiscono in un vecchio isolato palazzo in riva all’oceano, un tempo sede di un orfanotrofio. La donna è cresciuta proprio lì e vuole trasformare l’edificio in una casa d’accoglienza per bambini disabili. Quei muri, quei lunghi corridoi devono nuovamente poter dare la stessa gioia che nel ricordo della donna è stata la sua infanzia. Un, due, tre, muro! Un, due, tre, muro! Il figlio scompare all’improvviso e i fantasmi arrivano come la marea entra nella grotta per coprire la solitudine più misera. La fotografia è attentissima, i colori sono caldi, avvolgenti. Sono il legno del parquet, sono albero. Sono pietra, veste, notte, conchiglia, maniglia, bambola. Tutto partecipa in un gioco dell’oca tra gli oggetti, i ricordi e la realtà, quella vera senza un ritorno. Molto intensa la recitazione della protagonista, Belen Rueda. Altrettanto Geraldine Chaplin lascia un segno forte con la sua pur breve apparizione. Guillermo Del Toro, sublime regista del fantastico, pare specchiarsi compiaciuto in Bayone, forse anche più raffinato, sottile, capace di giocare tra la realtà vera e quella nascosta, correndo sul filo del gotico senza per fortuna ricorrere solo a quello splatter, facile artificio un po’ squallido e pesante capace di generare così tanti sequel a basso costo, pressocchè tutti identici tra budella in vista e urla sparse. Questo giovane regista spagnolo possiede altra classe e The Orphanage lo svela appena. Attendiamo con grande curiosità cosa saprà offrire Juan Bayona con il prossimo film Hater, tratto da un romanzo che racconta di una improvvisa misteriosa epidemia di violenza che dilaga ovunque senza lasciare scampo.
Dario Arpaio

3 commenti su “The Orphanage, nuovo gotico spagnolo”
  1. Giuseppe Montesano ha detto:

    ciao dario del toro è una garanzia..sicuramente vedrò il film ma non penso al cinema…

  2. Dario Arpaio ha detto:

    BEH, SE POSSO … IL GRANDE SCHERMO OFFRE EMOZIONI DIVERSE, ANCORA PIU ESALTATE DA UN THRILLER ASSAI INTERESSANTE COME THE ORPHANAGE.

  3. Giuseppe Montesano ha detto:

    non lo metto in dubbio vero …però sono talmente tanti i film che vorrei vedere che uno stipendio non mi basterebbe 🙂


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