Invincibile di Werner Herzog

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invincibile.jpgInvincibile di Werner Herzog arriva sui nostri schermi in questa fine estate distribuito dalla Ripley’s che ha dovuto impiegare ben sette anni per riuscire nella distribuzione. Qualcuno ha forse avuto l’opportunità di vedere questo film a Torino durante una rassegna dedicata al grande regista tedesco nello scorso gennaio della quale già scrivemmo su questo stesso sito. Il film, di fatto, venne presentato nel 2001 a Toronto e nello stesso anno a Venezia. Ciò premesso, chissà quando riusciremo a vedere sugli schermi il magnifico documentario Encounters at the End of  the World del 2007 che il regista tedesco ha girato durante un vagabondare quasi magico attraverso i ghiacci dell’Antartide.

Invincibile è un soggetto elaborato da Herzog sulle storie vere di due personaggi, un chiaroveggente truffatore e un forzuto vissuti nella Berlino dei primi anni ’30. Hersche Steinschneider, in arte Erik Jan Hanussen, magistralmente interpretato da Tim Roth, fu un illusionista che tentò, con indiscussa destrezza, di cavalcare e alimentare l’idiozia nazista nascente, quella che accampava diritti per il cosiddetto dominio della razza germanica come ineluttabile argomento della storia. Hanussen intuì , nel propagarsi di quella follia, una grossa e inesauribile fonte di guadagno e di gloria. Riuscì nel suo nell’intento, salvo poi finire ucciso. Ideò un Palazzo dell’Occulto come teatro di varietà, dove Himmler e Goebbels non lesinarono applausi, trovando terreno fertile dove cullare le  loro criminali fantasie. In quello stesso ambiente Hanussen presentò anche Sigfried il forzuto, perfetto rappresentante della pura razza ariana, che altri non era se non un umile ebreo polacco, di mestiere fabbro ferraio, proveniente da una piccola comunità shtetl. Il giovane Zishe Breitbart, questo il suo vero nome, si ritrovò a indossare i panni di un improbabile biondo Thor per dare prova della sua indubbia muscolarità dinanzi ai nazisti in solluccheri. Herzog ricama intorno ai due la sua versione rimaneggiata, creando, giocando sui ruoli , intercalandoli in quadri a sé stanti, forse un po’ troppo isolati uno dall’altro, ma altrettanto fascinosi nella fotografia e nella ricostruzione storica anche se a tratti eccde nell’elegiaco e  nell’elemento favolistico.
Herzog rappresenta il giovane Zishe, intepretato da un poco espressivo Jouko Ahola (un finlandese già due volte campione del mondo di muscolatura), in tutta l’ingenuità di un giovane fabbro di campagna che lo porterà a ritenersi poi un novello Sansone in dovere di salvare il suo popolo dall’incombente minaccia nazista. Nella realtà il vero forzuto si trasferì in USA dove fece sfoggio di sé nei baracconi. Werner Herzog invece ce lo propone in una favola illustrata e ci lascia lì a voltare pagina dopo pagina, per restare a giocare, a ogni quadro, con quelle figure assai ben disegnate,  ma un po’ troppo avulse dalla Storia. Il risultato figurativo è proprio del regista tedesco, che rimane però distante da quell’essere autore visionario diventato grande con ben altri titoli. Un cenno a parte per la sequenza del sogno di Zishe sulla scogliera con i granchi rossi, nonché per la esibizione di Anna Gourari, grande pianista internazionale, la quale esegue il secondo movimento del terzo concerto di Beethoven in una sequenza del tutto ammirevole.

Dario Arpaio


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