Contraband, divertimento e adrenalina

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Forse non tutti sanno che Mark Whalberg ha iniziato la sua carriera artistica cantando i pezzi rap scritti dal fratello Donnie. Ha avuto anche un certo successo di pubblico, soprattutto femminile. Le sue performances canore terminavano con lui stesso che si calava i calzoni. All’epoca veniva da un passato violento, vissuto tra droghe e prigione. Poi è stata l’ora del successo, grazie a Calvin Klein che lo sceglie come testimonial e la sua vita cambia definitivamente. Mark afferra al volo la sua seconda chance, un po’ come lo stesso protagonista del film Contraband, trasformatosi da delinquente a onesto lavoratore e buon padre di famiglia, salvo doversi poi difendere dal suo stesso passato sempre presente. Una trama vista e rivista, ma sempre di effetto. Se poi la storia ricalca quella di un buon film scandinavo del 2008, Reykjavik-Rotterdam, e a dirigerla è lo stesso regista, Baltasar Kormakur, beh, il risultato non può che essere più che buono.

Whalberg ha fortemente voluto questo film da lui prodotto e interpretato, affiancato da un cast di indubbio valore, da Kate Beckinsale, a Ben Foster e Giovanni Ribisi, nel ruolo del cattivissimo. Tutti bravi e soprattutto ben diretti da Kormakur, alla sua prima prova americana. Grazie al regista il film mantiene alta la tensione e il ritmo. Le belle scene d’azione sono tutte girate in tempo reale grazie all’utilizzo di un sistema multiplo di telecamere, lasciando agli attori una certa libertà di improvvisazione. Risultato di un certo pregio e assai piacevole. Da sottolineare inoltre che, partendo da un costo di circa 25 milioni di dollari, Contraband ne stà già incassando quasi 70.

Insomma grazie a Whalberg e Kormakur si assiste a un buon film estivo girato con mestiere, tra New Orleans e Panama City, e il pubblico si diverte.

Dario Arpaio.


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