62° di Cannes e il sogno di ogni giorno
Di Dario ArpaioCannes sta per decretare il vincitore della Palma d’Oro della 62° edizione. Grandi titoli, ritorni illustri, qualche sorpresa. Tutto come da copione anche sulla ‘montée des marches’. Le critiche dei criticoni si sono snocciolate tra feste, emozioni e commozioni, as usual. Ma una brezza pare scivolare sull’acqua lasciando dietro di sé il suo soffio. Quello stesso che, sul manifesto del festival, Monica Vitti pare scrutare nella trepida attesa davanti alla finestra sul mare de L’Avventura.
Il futuro è là, nello spettacolo del sogno che rimbalza a tratti nella realtà quotidiana e viceversa. E quella brezza pare sussurrare al nostro orecchio che se non daremo spazio a questa danza, pur controllandone la coreografia, soccomberemo all’omologazione più sciatta. E’ come un messaggio quello trasmesso, ritmato incidentalmente, dai due film tra gli ultimi presentati nella rassegna della Croisette, che neppure si somigliano: lo stupendo The Imaginarium of Doctor Parnassus di Terry Gilliam e Visage del taiwanese Tsai Ming-Liang.
Dallo schermo arrivano le immagini di Heath Ledger vestito da Pierrot, ultima struggente, dolorosa maschera di un attore che appartiene alla memoria dei vivi nella trasfigurazione della sua stessa morte. Ma anche la morte non è per sempre, dice Terry Gilliam, come il sogno stesso svanisce quando gioca a rimpiattino tra la memoria e la realtà. Si scambiano i ruoli e le dannazioni, le estasi e le divinazioni del futuro che altro non è se non specchio.
Così, tra sogno e realtà, anche il regista taiwanese Ming-Liang muove i fili della sua musa Letitia Casta, bellissima, scomposta e ricomposta in un mosaico imaginifico, lento, ma di incredibile bellezza. Questo cinema pare suggerire che non possiamo perdere i nostri sogni nei corridoi di un centro commerciale per inventarne di fasulli. Noi siamo il sogno, la visione di Don Chisciotte che verrà. Questo è il trionfo libertario che nessun potere potrà mai essere in grado di arginare. Se lo vogliamo.
Non importa chi trionferà al botteghino di Cannes, tra i film in gara e quelli fuori concorso, Gilliam e Ming-Liang, come gli altri grandi registi, lasciano a noi la possibilità della scelta divina, come il sogno di Icaro negli occhi di un bambino fermo, pensoso, davanti alla soglia che separa dalla poesia.
Dario Arpaio
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Mi piace pensare, come dici tu, che alcuni film riescano a portarci nella dimensione del sogno o meglio appunto nella rappresentazione di questo.
Forse veramente, se non saremo in grado di dare spazio e voce alla dimensione onirica, verremo risucchiati e immobilizzati dalla realtà del quotidiano, quella dei media, dei centri commerciali, degli status simbol e dell’apparire…e l’unico sogno possibile sarà solo quello di essere qualcuno al di fuori di noi stessi.
Andrò senz’altro a vedere questi due film che aspetto da un po’…ma andrò anche a vedere il film di Bellocchio.