Across the Universe tra fragole e sangue

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3792poster.jpgDurante una notte del 1967, John Lennon scriveva che le sue parole erano come una pioggia senza fine dentro una tazza di carta. Altrettanto riteneva che ‘nulla può cambiare il tuo mondo’ come viene detto in Across the Universe la canzone. Nulla ti può impedire di essere ciò che sei e però non puoi nemmeno opporti a ciò che non sei. Anche se, a volte, diventando adulti, è come se si perdessero quelle scintille adolescenziali che un tempo, d’un tratto, interpretavano infallibilmente e senza possibilità di smentite tutta la realtà, tutto il mondo apparente. Poi si cambia, si evolve, ci si adatta e, soprattutto, si arriva a comprendere con pienezza ciò che si è e dove si va (almeno credo…).

Chissà se Julie Taymor, estrosa regista bostoniana di teatro e cinema (vedi il grande successo di Frida con i due Oscar del 2002 dopo un discusso Tito del 2000) ha visto in una magica sfera Lennon quella notte del ’67. Certo è che ha confezionato un omaggio alla memoria di quegli anni che pare anche un manifesto e una bella minaccia per un ipotetico ritorno della fantasia al potere, come ciclostilavano i ragazzi della Sorbona nel ’68 che tanto nessuno li voleva stare a sentire.

A proposito, 40 anni or sono fra qualche mese esplodevano i giovani in tutto il mondo. Poco hanno cambiato di fatto, ma ci han provato con grande slancio e senza paura. Così nel film Across the Universe il giovane protagonista Jude, alias Jim Sturgess, parte da Liverpool (e da dove se no…) alla ricerca di un padre americano. Negli USA conosce la cotonata vita della media borghesia nella quieta provincia a stelle e strisce, e poi su fino al rock più spettinato dell’East Village a New York, gli happenings, la vita libera di una bohème che non aveva ancora chiaro cosa sarebbe successo di lì a pochi mesi con la scoperta del Vietnam dove il vecchio LBJ avrebbe subito la sconfitta che avrebbe cambiato l’America.

Il nostro Jude vive con i suoi amici e scopre il vero amore, quello che ti fa sentire i morsi nel ventre, che ti fa essere vivo. E’ lei la bella Lucy, alias Evan Rachel Wood, dopo aver perso il fidanzatino in Vietnam si lascia sedurre da Jude e poi dalle marce pacifiste mentre il di lei fratello Max/Joe Anderson scampa per un pelo ai vietcong e torna a casa sconvolto. Dalle goliardate di un tempo si passa alle dure manganellate tra Fragole e Sangue, ovvero come dimenticare il bel film del 1970 che forse la Taymor arriva a citare nel suo stesso manifesto calcato su di una illustrazione del suo protagonista. Ma più di tutto e sopra di tutto ci sono loro i Beatles, i Fab Four, con 33 delle loro più belle canzoni interpretate dai vari protagonisti negli arrangiamenti di Elliot Goldenthal per non dimenticare le splendide coreografie di Daniel Ezralow e i vari piacevolissimi camei di Bono Vox, Joe Cocker, Eddie Izzard nonché della seducente infermierina Salma Hayek (già Frida degli Oscar).

Il film inizia sulla riva dell’oceano con le note di Girl e si trasforma pian piano in un rutilante tripudio di luci e colori che si rifanno alle citazioni psichedeliche e fantasiose di quegli anni irripetibili nello slancio dell’irrequietezza giovanile in quel caleidoscopio che sa vedere laggiù oltre il mitico campo di fragole. Nulla può cambiare la nostalgia di quel mondo!

P.S.: da non perdere i titoli di coda…

Dario Arpaio

3 commenti su “Across the Universe tra fragole e sangue”
  1. guendalina borgia ha detto:

    Tanto minuziosa questa recensione che invita a fare un tuffo nei ricordi di anni tanto lontani e personalmente vissuti di riflesso causa la giovane età. Anni che purtroppo non vengono menzionati nei libri di storia ma ci auguriamo che i professori, per amor del vero, almeno citino nelle loro spiegazioni per aiutare i giovani d’oggi a capire quello che è successo e ciò che sta succedendo ora: un’innocente esasperata ricerca di libertà ieri, troppa libertà usata male oggi. Fa sempre bene fermarsi e ricordare, aiuta a riflettere, cosa che oggi si fa sempre meno. Ci auguriamo che la visione di questo film faccia proprio questo soprattutto ai giovani, aiutandoli a ricercare quei valori ahimè soppiantati dalla ricerca della materialità ed esteriorità.

  2. cornelio nepote ha detto:

    Mentre scrivo questo commento, sto ascoltando “hei jude” canzone famosissima dei beatles, presente nel film, che esprime forse il clima acceso di rivolta di quegli anni. Una rivolta fondata su sani principi come l’amore per la pace che sono resi perfettamente in questo bellissimo film ch coinvolge molto lo spetttore per la trama e le vicende che ripercorrono quel periodo.Questo film secondo me è rivolto soprattutto a noi giovani, perchè non ci faccia dimenticare che è grazie ai nostri parenti,amici,conoscenti e non che hanno vissuto il ’68 e hanno combattuto per un mondo migliore, che oggi godiamo di tanti privilegi e di tanta libertà; è grazie a loro che oggi possiamo vivere a scuola con tranquillità e parlare con i nostri prof senza che questi ci puniscano con torture di ogni genere.Purtroppo ancora oggi ci sono molte cose da cambiare, per cui combattere, ma quello che manca ai giovani è lo spirito di 40 anni fa,quello che ha cambiato il mondo,quello che è stato represso per molti dal servizio militare obbligatorio.é ora che noi giovani aprimao gli occhi, e che combattiamo per una giusta causa, non per la play o altre cose materiali!!! Questo film è quello che potrebbe accendere la scintilla di orgoglio verso i nostri predecessori, la voglia di entrare anche noi a far parte della storia!!!! Mi auguro allora che molti giovani come me vadano a vedere questa meravigliosa pellicola e che ne rimangano colpiti e affascinati come ne sono rimasto colpito io e che prima o poi qualcosa succeda.

  3. Dario Arpaio ha detto:

    grazie ragazzi! è proprio questo il nodo da sciogliere, vecchio come il mondo, è meglio ‘essere’ o ‘avere’? Il primo è faticoso da conseguire, è frutto di una ricerca costante ma garantisce pienezza e soddisfazione. Il secondo è quanto di più effimero e caduco si possa ottenere e non lascia altro che insoddisfazione e vuoto. A voi la scelta !
    ciao
    Dario Arpaio


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