Addio Damiano Damiani
Di Elvezio SciallisLa scomparsa di Damiano Damiani, morto ieri sera a Roma nella sua abitazione romana, è una grave perdita per il cinema italiano e lo è in un certo senso ancora di più se si pensa a gran parte delle produzioni nostrane contemporanee, così inconsistenti e di dubbio valore qualitativo da rendere l’assenza di un Damiani drammaticamente significativa.
Nato a Pasiano di Pordenone il 23 luglio 1922 e ormai ritiratosi da tempo, Damiano Damiani resta forse il miglior esempio della possibilità di sfruttare alcuni codici del Neoralismo rimanendo però emotivamente più vicini allo spettatore e toccando di volta in volta corde che spaziano dal cinema popolare a quello di denuncia, senza mai uniformarsi completamente a un singolo modulo narrativo e avendo il coraggio di esplorare parecchi generi ben diversi fra loro.
Forse è ingiusto ricordare solo alcuni titoli in una carriera che parte dalla fine degli anni Quaranta per arrivare fino al Duemila e invitiamo tutti voi a spulciare l’ampio catalogo dei suoi titoli, è obbligatorio perlomeno ricordare tutto il periodo da fine anni Sessanta a metà Settanta e, singolarmente, titoli quali Il giorno della civetta o Girolimoni, il mostro di Roma.
Poi, più avanti, con la maggiore importanza acquisita dalle reti televisive nel campo delle produzioni cinematografiche, anche Damiani si è adattato al nuovo sistema produttivo e ha saputo sfornare una serie tv che viene ricordata ancora adesso, La Piovra (1984).
Tutti i fan dell’horror, infine, avranno ben presente la sua incursione nel campo, con il memorabile Amytiville Possession che a distanza di così tanti anni (1982) conserva ancora la sua buona dose di brividi e visioni angoscianti.
Vi lasciamo con quella che è la scena più scontata da citare, ma che ha ancora troppo impatto ed è, purtroppo, ben più attuale oggi rispetto a 45 anni fa.
RIP, Damiano Damiani.
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