American Hustle, ovvero, chi la fa l’aspetti…
Di Dario ArpaioAlla fine degli anni ’70, dopo il mai digerito Watergate, un altro scandalo ebbe grande risonanza su tutte le prime pagine dei quotidiani americani. L’FBI aveva concluso l’operazione denominata ABSCAM, mandando in galera alcuni deputati e senatori coinvolti in un ampio giro di mazzette intascate in cambio dei permessi concessi per la ricostruzione e il rilancio dei casinò di Atlantic City. Due agenti si finsero sceicchi arabi pronti a sborsare milioni di dollari e, con il supporto di un piccolo delinquente locale, riuscirono a smascherare un giro di corruzione che sconvolse (si fa per dire…) l’opinione pubblica. In altri termini una specie di truffa a fin di bene, o se vogliamo dirla altrimenti, un grande imbroglio teso a smascherare politici corrotti e corruttori. Insomma, niente che non ci sia familiare, tranne forse per la presenza dell’FBI al posto dei Carabinieri. Loro diventano quasi sempre soggetti cinematografici. Così è in American Hustle, ovvero L’Apparenza Inganna, di David O. Russell. Tra i protagonisti un incredibilmente grasso Christian Bale che torna a recitare con Russell dopo la splendida prova di The Fighter del 2010, che valse ben sette nomination agli Oscar. Nel cast anche Jennifer Lawrence, che fu con Russell nel Lato Positivo dello scorso anno. Anche questo film pluricandidato. Squadra che vince non si cambia, anzi si collaudano nuove formazioni. Ed ecco aggiungersi Bradley Cooper, all’apice della carriera, una strepitosamente sexy Amy Adams, e Jeremy Renner a completare il quartetto di protagonisti vincenti in un film più che gradevole, divertente, dal ritmo serrato, con una trama che si avvolge su se stessa senza mai svelare il vero bandolo della matassa, fino a uno scoppiettante finale che lascia ampiamente soddisfatto ogni palato.
Bale è un truffatore che, mantenendo un basso profilo, riesce a spillare quattrini a sprovvedute vittime bisognose di prestiti. Incontra e si innamora follemente della Adams, bella e intrigante come non mai, che ricambia fino a formare con lui una formidabile coppia acchiappasoldi. All’apice del loro successo nell’arte della truffa, si intromette un agente federale, Cooper, megalomane e in cerca di notorietà, che costringe i due a collaborare in una operazione tesa a smascherare i maneggi del sindaco di Camden, New Jersey, interpretato da un Renner scoppiettante demagogo. A complicare la scena, però, si mette di mezzo la vera moglie di Bale, una sanguigna Lawrence, che, posato l’arco del fantasy, è capace di dare gran lustro al suo personaggio sfoggiando una grinta notevole. Si può azzardare che i ruoli migliori, i duetti più acidamente gustosi siano proprio quelli tra le due attrici, moglie e amante, conditi di battute graffianti e occhi da tigre. Bale, dal canto suo ancora una volta dimostra, qualora fosse necessario, quale livello di istrionismo sia in grado di esprimere. Cooper a sua volta è ipertrofico e non delude i suoi fan.
American Hustle si basa su di una sceneggiatura che riporta gli anni ’70, alla disco dei Bee Gees, alle pettinature oltremisura, ai colori sgargianti, a quell’apparire ostentato che è diventato norma. Ed è in quell’apparenza che sta l’inganno, il trucco, il pacco e il contropacco. La realtà non è mai vera. E’ come la percepiamo. Spesso in base a ciò che vorremo intravedere a nostro vantaggio. Ma poi…
In conclusione American Hustle è un film di successo grazie alla capace regia di Russell e al quartetto dei protagonisti. E’ al tempo stesso una commedia e un thriller di classe, girato con grande buon gusto e merita tutto il plauso che riceve ovunque, nonché più di una candidatura ai prossimi Golden Globe.
Dario Arpaio
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