Bella Blancanieves, peccato per il sangue dei tori

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blancBlancanieves è una rilettura della favola dei fratelli Grimm del regista spagnolo Pablo Berger, che l’ha fatta sua con una degnissima personale elaborazione in un film muto in bianconero ambientando la sua versione nella Spagna anni ’20. Così Blancanieves diventa la figlioletta di un torero famoso. Il padre cade incornato nell’arena e rimane paralizzato nonché facile preda di un’avida infermiera che lo accudisce solo per trasformarsi nella perfida matrigna, un po’ sadomaso, definitivamente dark. La piccola le sfuggirà, come da copione, nel bosco, venendo poi adottata da una variopinta troupe di sei toreri nani, circensi vagabondi.

Pablo Berger esalta la sua cinefilia sfoggiando tocchi di classe davvero rari –almeno di questi tempi- riportando attraverso l’uso del muto l’attenzione sui sentimenti che quel cinema senza parole sapeva suscitare, coniugandoli con lo stupore destato dalle immagini che scorrevano sullo schermo coinvolgendo il pubblico in un gioco unico. La colonna sonora di Alfonso de Villalonga è sapiente e di grande effetto, capace di alternare un battimano di flamenco a musiche emozionanti. Degna di nota pure la fotografia, affidata a Kiko de la Riga, capace di illuminare i volti, gli sguardi, gli occhi, le labbra al punto da rendere magnificamente ciò che Berger ha inteso nella sua sceneggiatura. Si assiste a un film che può ritenersi, almeno per certi aspetti, degno erede di  quel Freaks di Tod Browning, capolavoro del ’32, osteggiato per le immagini crude e sconvolgenti, rinnegato dalla stessa MGM che lo aveva prodotto. In Inghilterra ne fu vietata la proiezione per oltre trentanni. In Italia fu visto solo negli anni ’70. Si dice che durante le prime proiezioni una donna abortì e molti si sentirono male nel vedere le crudeli mutilazioni perpetrate sullo schermo. Blancanieves è ben altro, è una buona opera gotica che probabilmente sarebbe piaciuta ai fratelli Grimm, ma anche al primo Bunuel, per non dimenticare Tim Burton.

Però, se tanto di buono si può dire di Blancanieves, altrettanto va detto che solo pochi hanno alzato la voce per protestare contro l’uso di tori in carne e ossa, feriti malamente durante le riprese, come solo nelle corride si può, ahimè, ancora vedere. C’è da domandarsi il perché di questa inutile violenza, data  l’abbondanza di mezzi tecnici a disposizione di ogni cineasta. Perché non si è pensato di evitare di dissanguare dei tori? Forse perché buona parte degli spagnoli ritengono così normale la tauromachia di sangue… Magari si dirà pure che sono pur sempre animali destinati al macello…

L’ottima sceneggiatura e l’apprezzabile colta cinefilia del regista perdono qualcosa proprio sull’aspetto della violenza sugli animali. Sarebbe bastato poco per evitarlo.

In ogni caso il film rimane assai valido per gli aspetti che abbiamo evidenziato in apertura. Bravi gli attori, su tutti Angela Molina, drammaticamente bella come sempre, e la straordinaria piccola Sofia Oria nei panni di Blancanieves bambina.

Dario Arpaio

1 commento su “Bella Blancanieves, peccato per il sangue dei tori”
  1. Leonardo ha detto:

    La tortura dei tori lascia in secondo piano qualsiasi giudizio “artistico” sul film. La tortura non è arte ed è assurdo che nel 2013 certi personaggi riescano ad avere un seguito dopo simili atrocità.


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