Beyond, fuggendo dal passato

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Pernilla August è conosciuta forse più per le sue apparizioni nella saga infinita delle Guerre Stellari che per la sua brillante carriera teatrale. Sul palco ha interpretato il meglio del teatro nordico, da Ibsen a Strindberg, oltre a Shakespeare e Cechov. Anche Ingmar Bergman ha segnato il suo percorso artistico affidandole il ruolo della balia in Fanny e Alexander. E ora Pernilla si cimenta con la sua prima regia cinematografica, Beyond, film che le ha portato il premio della critica a Venezia 2010.

Tratto dal romanzo di Susanna Alakoski, Beyond narra dell’impossibilità di fuggire dal passato, ignorandolo. La protagonista Leena (Noomi Rapace), pur vivendo un presente sereno, si trova improvvisamente di nuovo scaraventata nel dolore di un’adolescenza ferocemente segnata dalla presenza di un padre violento e alcolizzato a fianco di una madre incapace di sostenere un peso troppo grande e di un fratellino troppo fragile. Dramma familiare spalmato anche sulle difficoltà di inserimento nella ricca società svedese da parte di immigrati finlandesi. Dramma personale e sociale, tessuto sui flashback e i rigurgiti di un tempo che la protagonista ha caparbiamente tentato di cancellare. Ma la memoria non si può eludere, la nostra vita è tutta lì, nel bene e nel male. Quando Leena si troverà improvvisamente chiamata al capezzale della madre morente non vorrà perdonare, non riuscendo a superare il dolore del suo passato strappato.

Il film è ben diretto dalla regista nei toni cupi di una fotografia sgranata a rafforzare il ricordo e lo strazio. Tutto il peso della narrazione sta sul volto di Noomi Rapace in primissimo piano. Peccato che qualcuno non riesca a dimenticarla nelle vesti della protagonista della saga Millenium. Tanto forte è stata nel ruolo della Lisbeth, che qualche critico ne è rimasto così folgorato da sottovalutarne le reali capacità espressive, proprie di un’attrice capace davvero di toni drammatici e interpretativi di pregio. Probabilmente sono quegli stessi che hanno maggiormente apprezzato la giovane (e brava) Tehilla Blad nel ruolo di Leena da piccola. Salvo confondere magari i nomi e assegnare quel ruolo a Ola Rapace, combinando un ridicolo casotto, dal momento che Ola è il marito di Noomi, nella vita e sulla scena. Nulla di male, considerando la difficoltà di lettura dei nomi nordici, ma allora come dare credito a chi nemmeno si informa con attenzione sul cast per prodigarsi poi in giudizi discutibili, conditi magari con qualche citazione in latino…

In fondo è sempre “meglio perire per mano degli stupidi che averne gli elogi” (dai Taccuini di A. Cechov).

Beyond è un’opera prima, odora certo di Bergman, richiama forse anche le commedie di O’Neill, i drammi di Ibsen, ma ci offre anche una coraggiosa regista capace di farci leggere un dramma attraverso i silenzi di un volto che fugge il proprio passato rischiando di sbriciolare il presente.

Dario Arpaio


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