Chi E’ Senza Colpa – The Drop – recensione
Di Dario ArpaioUna rapina andata male. Quanti, quanti splendidi thriller e crime movie iniziano in questo modo? The Drop narra di un bar che “funziona” anche come base di deposito e riciclo di denaro della malavita, del proprietario, Marv, e del barista, suo cugino Bob, che subiscono una rapina preparata male, rapina che avrà grosse ripercussioni sulla loro vita e su chi è loro vicino negli affetti, fra indagini di polizia e ovvio interesse da parte dei boss danneggiati.
Non si ruba ai criminali, dovrebbe essere una lezione ormai mandata a memoria da qualsiasi mezza tacca e invece, per la nostra gioia, il mondo cinematografico continua a essere pieno di gente che pensa di farla franca con un gesto simile…
Dai romanzi di Dennis Lehane sono stati tratti alcuni tra i migliori thriller di successo degli ultimi anni. Nel 2003 Mystic River per la regia di Clint Eastwood; nel 2007 Gone Baby Gone di e con Ben Affleck; nel 2009 è stata la volta di Martin Scorsese con Shutter Island e nel 2014 sugli schermi arriva Chi E’ Senza Colpa, opera seconda del giovane regista belga Michael Roskam.
Per la prima volta, Lehane firma anche la sceneggiatura tratta dal suo racconto, SOS Animali, poi trasformato in romanzo. Le opere dell’autore bostoniano lo premiamo e lo consacrano come uno dei migliori narratori odierni. Le sue storie sono cupe, raccontate secondo trame fortemente drammatiche dove nessuno è mai innocente fino in fondo e la colpa è un tarlo maligno al quale nessuno sfugge.
The Drop è il titolo originale di Chi è Senza Colpa, ed è la goccia che corrode implacabile l’animo dei personaggi. Nessuno di loro è davvero ciò che appare, tutti fuggono dal passato, senza via di scampo apparente.
A Brooklyn la vecchia mala è stata soppiantata dai nuovi padroni. I ceceni si sono presi anche il pub del cugino Marv, per questo pieno di livore masticato con rabbia e rancore per il suo passato di piccolo boss di quartiere, quando tutti nutrivano rispetto per lui. Il pub viene gestito dal cugino Bob, un good boy, un buon ragazzone che va in chiesa tutte le mattine. Lui è solo un barista e ci tiene a ricordarlo a chiunque lo chieda. Bob sa quale sia il suo posto e non fa domande, nemmeno quando i ceceni scelgono il pub per far transitare per una notte il denaro sporco, come spesso accade a Brooklyn.
Lui è solo un barista buono di cuore, ha altro da pensare, deve prendersi cura di un cucciolo di pitbull (dolcissimo) raccolto malandato nella spazzatura. In questo si fa aiutare da Nadia, una ragazza che fugge, come tutti, da un passato oscuro. Tra i due potrebbe anche nascere qualcosa. Una rapina proprio al bar della mala cambia la prospettiva di Bob e degli altri. Il ritmo del film si accartoccia in una spirale senza fine per concludersi in un rocambolesco tragico colpo di scena.
La buona prova registica del quarantenne Michael Roskam è tale grazie anche in virtù della forte fotografia notturna di Nicolas Karakatsanis e in particolar modo delle splendide musiche di Marco Beltrami. Ma la fortuna del buon film sceneggiato da Lehane deve molto, se non tutto, alla magnifica performance di Tom Hardy, che va affermandosi, una volta di più, come uno dei più talentuosi attori giovani. Il suo Bob è eccezionale negli sguardi, nelle pause, negli accenti. Peccato non avere la possibilità per tutti di gustare la sua rasposa recitazione in lingua originale. Così come sarebbe altrettanto per la magnifica ultima dolente interpretazione del compianto James Gandolfini, un cugino Marv davvero superbo, che lo fa rimpiangere una volta di più. Buone anche le prove di Noomi Rapace (Nadia) e del nuovo astro nascente Matthias Schoenaerts, nei panni di un balordo, già ammirato a fianco di Marion Cotillard in Un Sapore di ruggine e Ossa.
Per Chi è Senza Colpa la convincente sceneggiatura di Lehane abbandona la Boston – presente in tutti gli altri film tratti dai suoi romanzi – e trasforma Brooklyn nel grigio luogo dell’impossibile espiazione dalla colpa anche se, a differenza delle sue precedenti opere, un barlume di speranza pare profilarsi all’alba, anche per Bob, che è solo e soltanto un barista di buon cuore.
Commenta o partecipa alla discussione