Gli amici del Bar Margherita
Di Dario Arpaio“Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli
col seno sul piano padano ed il culo sui colli…” .
Così cantava Francesco Guccini nel 1981 tutto l’affetto per la sua città d’adozione. Con Gli amici del Bar Margherita, che è anche un godibilissimo libro (qui le opinioni dei lettori). Pupi Avati riempie di risate le sale cinematografiche in questo weekend di primavera, accompagnando noi tutti a sfogliare alcune immagini della sua Bologna nel lontano 1954, in quello che ci viene proposto come un affresco autobiografico velato di dolce amara nostalgia. Un altro bolognese DOC, Lucio Dalla, ci mette del suo curando le musiche del film, e tutti gli attori, chiamati da Pupi Avati, contribuiscono a una cantata corale, spruzzata di cattiveria quanto basta, e di tanto tanto affetto per quei tipi, quei personaggi così unici da poterli ritrovare oggi solo in questo vecchio album che pare raccattato in qualche mercatino di cose vecchie.
Bologna è lì, ma le piccole cose semplici non ci sono forse più. Diego Abatantuono, Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè (strepitoso, straniato), Gianni Cavina (bravissimo!), Fabio De Luigi insieme con tutti gli altri frequentatori del bar della via Saragozza, formano una cricca variegata di schizzi di felliniana arguzia, pur mostrando i caratteri della commedia propria di Pupi Avati. Una jam session suonata tra il biliardo e quelle gonne plissettate svolazzanti che lasciavano poco per l’occhio e tanto alle fantasie erotiche di un mondo maschile il quale, in fondo, non voleva proprio essere disturbato dalla presenza delle donne, che poi non ti lasciano giocare come vuoi, quando vuoi e soprattutto, con chi vuoi. Un mondo di maschi solidali e complici nelle loro bravate. Ed era così quella Bologna, così come Pupi Avati ce la racconta. Ho avuto la ventura di viverci per qualche tempo in quella città e un vecchio amico scultore, Romano Ronchi, mi raccontava della sua Bologna com’era, tra simpatiche mascalzonate e tanta genuina solidarietà umana, ricchezza rara altrove con quella stessa intensità. E restavo sognante, estasiato nell’ascoltare quelle cronache dense di tanta leggerezza. La stessa che si può ritrovare in questo divertentissimo film di Pupi Avati, tratto dal suo stesso libro (o viceversa). Ma allora, mi ri-dico, è tutto vero! Bologna era proprio così. Chissà oggi com’è diventata…
E me ne torno da Guccini e alla sua canzone dell’81:
“…Bologna è una strana signora, volgare matrona,
Bologna bambina per bene, Bologna “busona”,
Bologna ombelico di tutto, mi spingi a un singhiozzo e ad un rutto,
rimorso per quel che m’ hai dato, che è quasi ricordo, e in odor di passato…”
Dario Arpaio
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concordo
io l’ho vissuta negli 80 era ancora così..
film molto bello