Happy Happy Happy Family

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Il sublime Groucho Marx preferiva leggere o andare al cinema piuttosto che vivere, perché della vita vera non si conosce la trama. Lo cita Gabriele Salvatores, con persuasiva leggerezza, nel suo ultimo delizioso film, Happy Family.

Happy come ‘happy end’, ovvero non crucciamoci troppo, non prendiamoci sul serio, lasciamo che la vita scorra, e poi, d’altra parte, il mare c’era anche prima che noi venissimo al mondo e ci sarà dopo di noi. Pure questa è, per così dire, una riflessione che ci viene proposta da uno dei dialoghi più gustosi del film, un duetto, tra canna e vela, di Diego Abatantuono e Fabrizio Bentivoglio.

Ma che c…o ci fa un gabbiano a Milano dove il mare non c’è?

Happy come la gioia di vivere che, troppo spesso, viene schiacciata dalle nostre paure quotidiane, paura degli attentati, paura dell’ascensore, paura di baciare una donna al primo incontro, paura di non essere compresi dagli altri, paura di essere troppo compresi dagli altri. E allora? Me ne vado in bicicletta!… Magari per una Milano che, raramente, è stata resa così bella con le inquadrature impreziosite dalla macchina da presa che Salvatores ha voluto costantemente rivolta verso l’alto, tra i palazzi e il cielo. Quel cielo che troppo spesso ci dimentichiamo di guardare, di osservare, noi schiacciati verso il basso di un’esistenza spesso difficile e amara.

Happy come il messaggio di speranza, un suggerimento, l’invito affettuoso che Salvatores rivolge a tutta la famiglia umana. Siamo e viviamo! Allontaniamo l’inganno della paura. La paura è fatta di niente. Accendi la luce e la paura non c’è più.

Il protagonista di Happy Family, l’eccellente Fabio De Luigi (davvero bravo!), è un nullafacente scrittore che fugge dalla sua vita vera rifugiandosi in quella dei suoi personaggi che si ritrovano a interagire con lui, bizzosi e capricciosi, alla ricerca di una migliore posizione nella trama che il loro autore va via via abbozzando. Non proprio come Pirandello con I sei personaggi (chi ricorda la stupenda messa in scena di Romolo Valli? Bene farebbe la Rai a riproporre certi capolavori invece dei soliti orrori quotidiani…). Tutto il film è reso leggero e piacevole da Gabriele Salvatores alle prese con un genere insolito per lui senza peraltro dimenticare la poetica e lo stile che gli sono propri. Altrettanto gli interpreti non mancano in nulla, gradevoli in ogni aspetto, dall’imponente Abatantuono, al raffinato Fabrizio Bentivoglio, a Margherita Buy, a Carla Signoris… tutti felici e contenti. Finalmente un bel film italiano, una gustosa commedia, che dovrebbe ottenere il successo sperato anche al di fuori dei nostri confini.

Dario Arpaio


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