Home Sweet Home Alone – Mamma, ho perso l’aereo: dannata nostalgia canaglia

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Una tranquilla commedia per famiglie, prima sorpresa della stagione cinematografica natalizia, reboot (come suggerisce il titolo) del classico targato John Hughes del 1990; Home Sweet Home Alone è in esclusiva, dal 12 novembre, su Disney+.

La trama, in fin dei conti, è la stessa di Mamma, ho perso l’aereo, film divenuto un classico e che ha lanciato la dannata carriera del suo protagonista, Macaulay Culkin. L’unica differenza è che, qui, nella sceneggiatura è inserito l’elemento del cosiddetto McGuffin, in questo caso la bambola che vale centinaia di migliaia di dollari, grazie al quale la vicenda può prendere il via.

In realtà, ad essere pignoli, esistono varie diversità tra l’originale e la nuova versione. Per esempio: la tradizionale Parigi del 1990 lascia spazio alla più moderna Tokyo; i banditi del rubinetto, stupidi e criminali, vengono sostituiti dai coniugi McKenzie, una coppia in difficoltà economica; la città di Chicago diventa una stilizzata cittadina americana della quale viene mostrato poco e nulla; il vecchio e longilineo Kevin McCallister diventa il nuovo e più cicciottello Max Mercer. Anche le trappole ideate dal giovane protagonista per difendere sé stesso e la propria casa nel 2021 hanno un volto e un sapore diverso; le divertenti e ingegnose astuzie di trent’anni fa, infatti, si trasformano in noiose banali attività, a tratti addirittura assurde (o ridicole), mascherate poi con una CGI non delle migliori. In più, e questa è la dissonanza più grave, la differenza più sostanziale e sentimentale presente tra le due versioni è che in Home Sweet Home Alone manca del tutto lo spirito del Natale (necessario per un film di stampo natalizio).

Insomma, in poche parole, la nuova versione non va. Ma come mai? Forse il 2021 non è adatto a Mamma, ho perso l’aereo; forse noi non siamo più adatti a Mamma, ho perso l’aereo. Forse Mamma, ho perso l’aereo non è più adatto.

Durante la visione di Home Sweet Home Alone – Mamma, ho perso l’aereo mi sono posto più volte la stessa domanda: “Perché?”.
Sì, perché mai è stata accettata una sceneggiatura così scialba e piatta? E poi perché si è deciso di utilizzare una fotografia da sceneggiato televisivo? Perché la Disney ha voluto distribuire questo prodotto? Ma soprattutto: Perché hanno voluto infangare la memoria di un cult cinematografico conosciuto e amato in tutto il mondo? Perché?

Volendola analizzare in modo oggettivo, in fondo, questa nostalgica operazione di rivisitazione di un classico natalizio poteva produrre i suoi frutti. Probabilmente i produttori e Dan Mazer (regista) puntavano sulla realizzazione di una commedia brillante in grado anche di scaldare i cuori degli spettatori. Alle spalle avevano, inoltre, un cast di tutto rispetto e con un curriculum importante: Archie Yates (Jo Jo Rabbits), Ellie Kamper (The Office), Kenan Thompson (Saturday Night Live), Aisling Bea (This Way Up) e Davin Ratray negli storici panni di Buzz McCallister, il fratello maggiore di Kevin McCallister, odiato da tutti perché bulletto e viziato. Peccato, però, che tutti i piani vengano poi distrutti dalla sceneggiatura… e dalla messa in scena… e dai dialoghi… e dal montaggio… e dalla post-produzione…

Personalmente credo che una realtà come quella della Disney, che ha costruito il suo impero sulla produzione di classici intramontabili, abbia il dovere di andare oltre la semplice e nostalgica riesumazione dei cult del passato (nel film, in una battuta di dialogo, è presente un’autocritica a proposito); proponendosi, piuttosto, l’obiettivo di partorire dei nuovi cult, quelli del futuro (sempre che sia fattibile un avvenire per i classici cinematografici).

Ma probabilmente aveva ragione Peter Bodganovich, i grandi film sono stati già realizzati e a noi non resta che la nostalgia…


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