I Love Radio Rock. I favolosi anni ’60 ancora a gonfie vele
Di Dario Arpaio1966. E’ arrivata! …anzi, per dirla tutta, è ormeggiata al largo delle coste inglesi. Trasmette rock & roll a manetta, 24 ore su 24. E’ Radio Rock, una radio libera che il governo britannico arriva a non tollerare più, definendola ‘pirata’.
Radio Rock va letteralmente all’arrembaggio del quieto vivere, sobrio, ipocrita, di quella buona gente inglese che riceve dalla BBC tanta soporifera musica leggera, ma di quella musicaccia rock, solo 2 ore alla settimana. I DJ pirati vanno a tutta birra e infastidiscono il governo di sua maestà, al punto che uno zelante ministro dovrà pensarle tutte per cacciare dall’etere (e dal mare) quei volgari cialtroni con la loro barca. Sono immorali! Non si può tollerare che quei poco di buono catturino più di 20 milioni di ascoltatori… nonché i soldi della pubblicità di quei marchi che non si fanno certo sfuggire la ghiotta occasione per mettere in mostra i propri prodotti. Quale vetrina migliore…
Ecco la trama del nuovo film di Richard Curtis, I Love Radio Rock. Il regista è proprio quel Curtis che ci ha divertito con commedie garbatamente eleganti come Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill, il primo e il Secondo diario di Bridget Jones, i meno fortunati film sul cinico pasticcione Mister Bean.
La vicenda narrata da I Love Radio Rock è basata in parte su fatti autentici accaduti in quegli anni. La radio si chiamava Caroline e le imbarcazioni, che trasmettevano fuori dalle acque territoriali al largo delle coste dell’Essex, in realtà erano due. Ma ciò è quasi marginale rispetto alla brillante sceneggiatura di Richard Curtis, resa ancor più frizzante dalla colonna sonora basata sui pezzi dei Kinks, degli Who, dei Turtles, dei Troggs, dei Rolling Stones, dei Procol Harum, di Hendrix e tanti altri che riportano l’ebbrezza liberatoria del rock e del pop di quegli anni ’60.
Curtis si avvale di un cast eccellente in ogni suo componente: Philip Seymour Hoffman (dj il Conte); Bill Nighy (Quentin, il padrone del vapore); Rhys Ifans (il dj Gavin); Nick Frost (dj Dave); Kennet Branagh (il perfido ministro Dormandy) e ci regala anche un cameo di Emma Thompson (la bella Charlotte). Sono tutti magnifici nei loro ruoli, e se possibile dirlo, Nighy, anche di più. Sul barcone di Radio Rock si fuma, un po’ di tutto… si fa sesso, poco rispetto ai desideri dei più. Ma quella emittente sprigiona qualcosa di nuovo nell’aria come una magia di un mago Merlino rocchettaro capace di scatenare la pancia degli ascoltatori e a fargli esplodere fuochi artificiali nel cervello. E’ trasgressiva, certo. E’ volgare, certo. Ma siamo nel 1966 e il rock non è mai stato così grande e, forse, non raggiungerà più quella libertà creativa, quella varietà di artisti che da ogni parallelo hanno saputo esplodere la loro musica e cambiare anche un po’ il modo di vedere la vita. Qualcosa c’è ancora, certe braci non si possono spegnere mai, basta andare ad assistere a un concerto di Vasco per toccare con mano. Eppure quegli anni avevano qualcosa in più e non potranno mai più tornare, così come dice lo stesso Seymour Hoffman nel film: “Abbiamo vissuto i nostri migliori anni e così non saranno mai più”. Chi li ha vissuti, almeno in parte, potrà capire. Altri si potranno un po’ seccare, ma tant’è, I Love Radio Rock!
Dario Arpaio
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ma che ci azzecca Vasco quando parliamo di un film dove si ascolta musica sopraffina come Hendrix, Kinks, Who? non c’eran proprio altri paragoni disponibili?