Il Nemico Pubblico N°1, L’Ora della Fuga

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nemicopubblicon1loradellafuga.jpgIl Nemico Pubblico N°1, parte seconda: L’Ora della Fuga. Mesrine è tornato dal Canada e in Francia tutto è cambiato, tranne lui, che riprende a creare, di rapina in rapina, di fuga in fuga, la sua immagine in versione romantica. Quasi fosse alla disperata ricerca di una motivazione profonda per quella sua vita di delinquente. Sa di non essere stato un buon figlio, ma corre al capezzale del padre morente per chiederne il perdono. Sa di non essere stato un buon padre, ma raccomanda alla figlia di scegliere bene le compagnie da frequentare. In fondo lui si sente in lotta contro il sistema, ruba alla banche che si arricchiscono alle spalle dei deboli. Si atteggia, con autorronia, a vendicatore di coloro che subiscono la vita di tutti i giorni. Vuole essere sempre in prima pagina, fa di tutto per riuscirci e se la stampa lo ignora, dedicandosi ad altro, è lui stesso a richiamarla a sé.

Vincent Cassel è fortemente impresso nel personaggio, lo caratterizza anche attraverso i pori con una interpretazione di grande maturità espressiva. Nella prima parte, L’Istinto di Morte, era affiancato da Dépardieu, in questa seconda è Mathieu Amalric a fargli, per così dire, da spalla. Il primo lo esaltava, Amalric lo vorrebbe con i piedi per terra, richiamandolo alla realtà rendendosi conto della pretestuosità di certe sue esternazioni contro il sistema. Loro sono solo dei rapinatori che cercano denaro facile. Ma Cassel-Mesrine non lo ascolta, lui vorrebbe abbattere i muri di tutte le carceri di massima sicurezza. Quello è l’inferno, lui c’è stato e ne è rocambolescamente fuggito. Si guarda indietro e non ammette che si possano lasciare in piedi certe porcherie. Intanto dalla rapina si passa al rapimento. Ormai tutte le polizie sono sulle sue tracce e non basta l’amore ricambiato di una prostituta (brava Ludivine Sagnier) a farlo desistere. Mesrine sente avvicinarsi la fine che sarà una e una sola. Registra in un magnetofono un saluto alla sua bella. Se e quando lei ascolterà quelle parole, lui sarà morto. Ed è proprio la più bella delle sequenze del film quella che racconta l’agguato che segnerà la fine di Mesrine per mano della polizia nel novembre del ’79. Il regista Jean-Francois Richet si supera in questa chiusa dal ritmo adrenalinico, intenso, letteralmente capace di rubare il fiato con un montaggio mirabile, da rivedere ancora, per gustarla tutta, fino in fondo all’ultima inquadratura con quel primissimo piano di Cassel-Mesrine, grondante sangue, esposto con un tono quasi religioso, caravaggesco.

Dario Arpaio

2 commenti su “Il Nemico Pubblico N°1, L’Ora della Fuga”
  1. giuseppe ha detto:

    se uno guardasse solo la locandina scambierebbe il film x ”la passione di cristo”..vincent cassel è un ottimo attore con depardieu copia eccezzionale con amalric un po’ meno secondo me.cmq complimenti questo fine settimana ti sei sparato 2 film..ci sentiamo ciao

  2. Dario Arpaio ha detto:

    Grazie Giuseppe, vorrei sottolineare come il regista abbandoni, per così dire, il personaggio Mesrine alla fine annunciata, ma senza elogio, senza esaltarne la misura. Certo Mesrine finì con un agguato feroce e subito dopo i poliziotti facevano a gara per prendersi i meriti e gonfiare il petto… il tempo è il miglior giudice e le mezze figure si dimenticano in fretta mentre solo gli eroi restano, positivi o negativi come nel caso di Mesrine, il quale, se non altro, non si è mai piegato a compromessi pur seguendo la sua lucida ossessione.


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