Il segreto di Campanella

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Il regista argentino Juan José Campanella forse è più noto per aver diretto alcuni episodi della serie del Dr House e di Law & Order, che non come vincitore dell’Oscar 2010 per il Miglior Film Straniero con il Il segreto dei suoi occhi. Il film è tratto dal romanzo di Eduardo Sacheri, La Pregunta de sus Ojos (esiste anche tradotto in italiano, lo trovate qui).

Insieme scrittore e regista hanno steso la sceneggiatura creando un film garbato, dallo stile pulito, un po’ datato, come si scriveva un tempo. La storia ci porta avanti e indietro, sollevando un velo di malinconia, nella vita di un funzionario del tribunale di Buenos Aires andato in pensione. Ce ne mostra la solitudine e i rimpianti per ciò che non è stato, per ciò che è, per l’amore mancato, per il gesto incompiuto, soprattutto per l’impotenza vissuta nel tentativo di fare giustizia in un caso di stupro terminato in tragedia. Di quel terribile omicidio il protagonista cerca di ricostruire in un romanzo i fatti legati alle indagini, per ricordare, per capire cosa lui stesso avrebbe potuto fare, di più e meglio, per assicurare l’omicida al carcere a vita. La vicenda è ambientata nell’Argentina degli anni appena antecedenti la dittatura. Già si respira aria di complotto, anche nel palazzo del tribunale, tra opportunisti senza scrupoli e mezze tacche. Il protagonista ricorda di avere tentato tutte le strade, anche in maniera un po’ malaccorta, pur di fare giustizia, toccato nel profondo dal dolore del giovane marito di una vittima della quale altro non resta che uno sguardo, un sorriso impresso sulla carta e nel cuore.

Come in una buona storia che si rispetti, il cattivo avrà ciò che si merita, sia pure in maniera atroce. Il buono, l’uomo andato in pensione, scoprirà che potrà ancora coronare il più segreto e impossibile dei suoi sogni.  Intanto l’Argentina si avvia a vivere la più terribile delle notti della sua storia con le vicende dei desaparecidos, ai quali non si riesce a dare pace ancora oggi.

In conclusione: un film piacevole, ben scritto, ben diretto, ben recitato, ma è davvero un film da Oscar? …

Dario Arpaio


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