La Horde è arrivata!

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La Horde, tanto attesa dagli amanti del genere, alla fine, è arrivata irruente. Con il suo quarto di Carpenter, di Romero, di Rodriguez e un quarto, originalissimo, e più che meritevole del duo registico Dahan-Rocher. L’ennesimo film di genere? No, assolutamente. Un’opera intensa e divertente, seppure dal soggetto calato nella tenebra della notte più cupa dell’umanità. Perché pare proprio lì vadano a inzuppare il soggetto del loro film ‘polar-zombie’ Yannich Dahan e Benjamin Rocher.

Una squadra di poliziotti penetra, di notte, in un palazzo fatiscente della periferia parigina. Non sono in missione, vogliono la vendetta di sangue su coloro che hanno ucciso un loro compagno, amico fraterno. Tutto va storto e i vendicatori si ritrovano nelle mani dei cattivi in quel palazzo semideserto, fatto di cemento e miserevole esistenza, con i muri che trasudano violenza, indifferenza nei confronti di una vita che sembra appartenere solo al resto della città delle luci, quella Parigi così lontana dalla banlieu, dove gli immigrati clandestini fanno tana per lo spaccio e qualsiasi altra azione di malavita. Tutto è violenza, la  morale stessa non esiste più nell’umanità, che, là fuori, può solo auto-trasformarsi in un’orda inarrestabile di zombie affamati. E quelli potremmo essere tutti noi. I poliziotti e i banditi si alleano nel tentativo di fuggire all’assedio senza vie di scampo.

Perfetto nel ritmo, questo film horror, nessuna pausa, da togliere il respiro, con in più quel pizzico di divertita ironia alla Tarantino. Beninteso le  citazioni sono tante, ma i due registi confezionano un’opera davvero personale, con in più il merito di avere saputo affrontare un genere nuovo per il cinema francese, ottenendo un risultato eccellente. Anche i personaggi sono ben delineati e degni di nota, soprattutto il vecchio, che pare un residuo di quel novecento predatore, razzista, un compagnone simpatico e un po’ becero, che sembra uscito da certe adunate, ahimè, così vicine nei nostri giorni.

Dario Arpaio


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