La Seta è solo di Baricco

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silk1_large.jpgE siamo qui a scrivere sulla Seta, quella di Alessandro Baricco, perché quella del regista Francois Girard, da venerdì sugli schermi, ben poco traspone dell’esile quasi eterea scrittura del romanzo breve. Seta è stato pubblicato la prima volta una decina di anni or sono ed è stato ristampato in ben 28 paesi. Sono 100 paginette che possono liberare il nostro inconscio fino a lasciarlo scivolare attraverso immagini lievi per le quali sospendere, almeno un momento, il giudizio su questi tempi foschi e rochi dove non resta grande spazio al piacere del sogno a occhi aperti.

La vicenda narra dei viaggi compiuti da un giovane francese nella seconda metà dell’800 per andare nel lontanissimo per quei tempi Giappone ad acquistare preziose uova di bachi da seta ancora immuni da malattie per ridare nuovo ossigeno e materia prima al piccolo borgo la cui vita si poggia su poche filande.

Nel romanzo ogni passo è condensato, direi sublimato nella sua essenza, così come i personaggi via via incontrati dal giovane protagonista. Nel film assistiamo a salti spaziotemporali che non suscitano la minima emozione, non danno lo stupore del viaggio, la drammaticità nell’affrontare un mondo nuovo ai confini stessi della storia. Anche il protagonista, un piatto e insipido belloccio Michael Pitt, poco lascia intendere degli sguardi profondi che il giovane descritto da Baricco scambia con la misteriosa e sensuale concubina di un potente signore. Nel romanzo gli occhi dei due giovani si incrociano ‘in una triste danza segreta e impotente’. Nel film appena notiamo un vago ammiccare arrapato. E anche il signorotto padrone della sua concubina che nel libro si muove come fosse ‘in una bolla d’aria’ nel film ci appare un cornuto arrabbiato, ma appena un po’.

Insomma un film deludente ancorché estetizzante e ridondante di immagini delicate. Solo Alfred Molina riesce a offrire una più che buona prestazione interpretando Baldabiou, un imprenditore un po’ avventuriero e fissato con la stecca del biliardo. Tra gli altri Keira onnipresente Knightley altro non ci riserva che sciatti sorrisini ben distanti dalla drammaticità del suo personaggio nel libro.

Nel romanzo possiamo seguire i segni del cielo nel volo di uccelli orientali che indicano la via e riusciamo a palpitare come il personaggio fa. Restiamo assorti sulle pagine scritte come il protagonista davanti alla lettera di lei che sembrava un catalogo di orme di piccoli uccelli, compilato con meticolosa follia solo per esprimere le fantasie d’amore di una donna per il corpo del suo uomo. Il film invece si rivela superficiale e ambizioso, poco ci rimane se non aspettare un po’ annoiati che qualcuno ci legga e traduca dal giapponese che c’è scritto e si vada poi tutti a casa.

Rammento un’altra trasposizione cinematografica dalle opere di Baricco, La Leggenda del Pianista sull’Oceano, tratta dal monologo sulla storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento che ben altra prospettiva riusciva a offrire anche a chi non aveva ancora letto le pagine del volumetto. Sarà stato perchè il protagontista era un grande Tim Roth, o perché le musiche erano superbamente coniugate da Ennio Morricone, oppure perché era un’altra regia quella del nostro Giuseppe Tornatore. Mah! Va’ a sapere…

Dario Arpaio

2 commenti su “La Seta è solo di Baricco”
  1. guendalina borgia ha detto:

    Leggere questa recensione ha provocato in me due sensazioni: la prima di soddisfazione per non essere riuscita a vedere questo film di scarsissimo successo (considerato che quei pochi che l’hanno visto l’hanno tutti aspramente criticato) e un altro di forte rammarico generato proprio dalle critiche di cui sopra che mi hanno fatto pensare alla troppa sicurezza del regista nel voler trasferire sul grande schermo le sensazioni dolcissime nate dalla lettura di questo bellissimo romanzo. Forse i registi che si vogliono cimentare nella trasposizione cinematografica (o televisiva) dovrebbero pensare un po’ di più alla natura stessa della “parola”: molto spesso questa è bella proprio perchè informe e perchè crea sensazioni diverse in ognuno di noi. Lasciamo quindi questa prerogativa alla “parola” e lasciamo correre la nostra fantasia per creare semplici e astratte percezioni!

  2. Dario Arpaio ha detto:

    GRAZIE CARA LETTRICE PERCHE’ MI DAI IL TONO GIUSTO PER RIMARCARE IL SIGNIFICASTO DELLA ‘PAROLA’ CHE DA UN’INTONAZIONE SENZA FORMA TRASFORMA CIO’ CHE SI VEDE IN CIO’ CHE E’. MA SOPRATTUTTO CI PERMETTE DI ‘SENTIRE’ IL MONDO IN TUTTO IL SUO FASCINO. TORNIAMO ALLA PAROLA SCRITTA E PROPRIO PERCHE’ AMIAMO TANTO IL CINEMA!
    GRAZIE
    CIAO
    DARIO ARPAIO


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