Le Avventure di Tintin secondo Spielberg
Di Dario ArpaioIl giovane e intrepido detective giornalista Tintin nasce nel 1929 creato da George Remi, divenuto famoso con lo pseudonimo di Hergè. Le avventure del riccioluto investigatore hanno richiamato milioni di estimatori, veri e propri fan, che oggi lo possono vedere in 3D nel film fortemente voluto da Steven Spielberg, Le Avventure di Tintin e il Segreto dell’Unicorno. Il regista aveva incontrato l’autore di uno dei personaggi più famosi nella storia del fumetto nel 1981 quando era a Parigi per la presentazione di uno degli episodi di Indiana Jones. Un colpo di fulmine per Spielberg, che da quel giorno ha inseguito a più riprese il progetto di realizzare un film sul personaggio di Tintin, per certi versi somigliante allo stesso Indiana Jones. Entrambi sanno vivere le loro avventure rocambolesche senza fermarsi davanti a nulla, risolvendo enigmi, sconfiggendo i cattivi di turno, trionfando sempre grazie alla loro sfacciata intraprendenza. Si potrebbe addirittura affermare che Indy evolva in Tintin secondo il cinema di Spielberg, ringiovanito e vincente nell’utilizzo del 3D e delle riprese in ‘motion capture’. Si può ragionevolmente supporre che Le Avventure di Tintin e il Segreto dell’Unicorno sia il primo episodio di una possibile trilogia la quale vedrebbe nuovamente gli stessi attori. Jamie Bell (Tintin) con Andy Serkis (l’inseparabile amico, Capitan Haddock) e Daniel Craig (il cattivo Red Rackham) tornerebbero a fronteggiarsi l’un l’altro, completamente ricoperti di sensori in ogni parte del corpo per le riprese motion capturing, ovvero attori in carne ossa i cui movimenti vengono rielaborati dal computer. Un vero e proprio tripudio tecnologico che sostituisce la caratteristica principale del fumetto di Hergè, la cosiddetta ‘linea chiara’, un segno grafico semplice, pulito, privo di ombreggiature. Due stili narrativi agli antipodi. Il cinema cambia il gusto, lo reinventa nella continua ricerca di tecnologie impraticabili fino a qualche anno fa. Ma quale cinema? Quello di azione similvideogioco, senza dubbio è privilegiato dal 3D, ne è l’indirizzo primario. Fortemente destinato a sollecitare soprattutto le esigenze del botteghino, affascinando, stupendo, creando qualcosa di reale ma irraggiungibile se non nell’irrealtà di una sala buia. D’altra parte così è stato fin dagli albori. La leggenda vuole che il 6 gennaio 1896, durante la prima proiezione de L’Arrivo di un Treno alla Stazione di La Ciotat dei Fratelli Lumiére, alcuni spettatori fuggissero dalla sala per paura di essere travolti. Spielberg è certamente uno dei migliori registi capace di vendere forti emozioni. E’ il re di Hollywood. Ha il senso del cinema nel dna. Il suo Tintin non delude in quanto a spettacolo, è bello ed avvincente. Grazie anche al forte contributo di Peter Jackson il quale ha intensamente collaborato alla realizzazione degli effetti speciali.
Si potrebbe provare forse un pizzico nostalgia nel ripensare a quando i bambini correvano in edicola per l’uscita del nuovo album con le avventure di Tintin e il loro cuore batteva forte fino all’ultima vignetta. Eppoi come dimenticare la ‘linea chiara’ di Hergè, così asciutta, senza sfumature, senza ombre, senza tratteggi, capace di lasciare molto all’immaginazione semplicemente leggendo per fantasticare, e non servivano neanche gli occhialini neri.
Dario Arpaio
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