Les Misérables di Tom Hooper
Di Dario ArpaioI miserabili, gli ultimi, coloro che non possono affermare il diritto alla vita e che della legge, semmai, diventano vittime, salvo poi redimersi nella scintilla divina che sta in ciascun uomo, pronta a ravvivare la speranza di vita e la volontà di resurrezione. Questi sono I Miserabili di Victor Hugo, raccontati in uno dei romanzi più famosi dell’Ottocento. L’opera ha sempre suscitato in chiunque, o almeno tra i più, grande emozione e commozione. Innumerevoli sono state le versioni cinematografiche, televisive e teatrali date al capolavoro del grande romanziere.
Nel 1980 il musicista Claude-Michel Schonberg e il librettista Alain Boublil hanno ridotto I Miserabili in forma di musical, a Parigi, ma è stato solo Cameron Mackintosh a intuirne le potenzialità di successo producendone una versione inglese, replicata nel West End, senza interruzione dal 1985 fino ad oggi, trasformando l’opera di Hugo in un successo planetario. Più di 40 Paesi hanno ospitato il musical tradotto in 21 lingue. Anche il cinema ha rivolto attenzione a I Miserabili e lo ha fatto con svariate versioni, più o meno riuscite. Infine, non poteva mancare anche la fedele riduzione per il grande schermo del musical, tra i più famosi di tutti i tempi, affidata dallo stesso Macintosh al regista Tom Hooper, reduce dal grande successo ottenuto con Il Discorso del Re.
Un cast ricco di stelle, imponenti scenografie costruite in studio, costumi di alto livello hanno tributato a Les Misérables di Hooper una valanga di nomination, otto per l’esattezza. La regia di Hooper ha un taglio operistico, tutti i pezzi sono rigorosamente cantati dal vivo in fase di ripresa, con grande impegno per gli interpreti, tutti attori e non cantanti, con l’eccezione della bravissima Samantha Barks (Eponine). Hooper non perde di vista il suo obbiettivo. Stimola, fa crescere l’emozione dello spettatore quasi a comando. Non si può non provare un fremito quando Anne Hathaway nei panni della povera Fantine, costretta a prostituirsi per mantenere la figlia, canta uno degli assoli più commoventi del film, I Dreamed a Dream. Lei certamente meriterebbe l’Oscar come Miglior Attrice non Protagonista per il quale è candidata. Quei due minuti di voce strozzata nel pianto, valgono il film. Hugh Jackman, nel ruolo protagonista, è potente nei panni dell’ex forzato Jean Valjean. Lo è anche apprezzabilmente nella voce. Un po’ meno il suo antagonista, Russell Crowe, nel ruolo del terribile ispettore Javert, efficacissimo nell’interpretazione, forse un po’ meno nell’espressione vocale.
Tutto il film, nel suo complesso, non presenta cadute di stile. Hooper evita di inserire i balletti. Insiste sui primi piani, dando ancora più forza ai duetti. Molto spazio viene dato alla seconda parte, quella che racconta della rabbia del popolo, delle barricate. Molto toccante la scena dell’uccisione del piccolo Gavroche, anche se la sua figura è un po’ striminzita rispetto al personaggio originale. Il piccolo Daniel Huttlestone è davvero bravo nei panni del ragazzino di strada che si infiamma per la causa della rivoluzione.
Tra l’altro, nel cast dei Misérables di Hooper è presente anche Colm Wilkinson, nei panni del prelato che offre una via d’uscita e di riscatto a Jean Valjean, lui che a teatro veste invece i panni del protagonista.
Relativamente presenti Amanda Seyfried (Cosette) e Eddie Redmayne (Marius) i due innamorati che pure accendono, con i loro duetti, la luce della speranza nel drammatico finale. Ma il pezzo che più trascina e coinvolge è senza dubbio Do You Hear the People Sing, trascinante, incalzante come quella rabbia di popolo che cresce e da sussurro si trasforma in urlo, quello dei miserabili, di coloro che, da ultimi, devono tenere gli occhi bassi fino al limite della sopportazione e altra via non trovano se non quella della barricata contro il sopruso. Canzone famosa anche per essere diventata, per qualcuno, il leit-motiv delle marce di protesta del movimento Occupy Wall Street, la voce del 99% degli arrabbiati, sebbene la barricata non possa ottenere altro risultato se non quello di subire una carica di polizia. Ma Do you hear the people sing? Singing the song of angry men?
Infine sarà proprio Jean Valjean, l’ex galeotto, a ottenere la sua rivincita attraverso la compassione per l’implacabile ispettore Javert, il quale vedrà crollare ogni suo rigido credo di tutore della legge, stravolto dalla pietà dell’uomo che ha braccato per una vita.
Un cenno di merito non va dimenticato per l’inedita coppia formata da Helena Bonham Carter e Sacha Baron Coehn nelle vesti dei coniugi Thénardier, di volta in volta aguzzini, grotteschi ladruncoli, locandieri opportunisti che nel finale non potranno non subire le conseguenze della loro meschineria.
Dario Arpaio
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