L’Onda

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the waveL’Onda. Nasce nel profondo. Si alimenta nella marea dell’insoddisfazione, dell’umiliazione, dell’apatia, della mancanza di riferimenti gratificanti. Il vento subdolo della sottocultura la autorizza, le conferisce autorevolezza. La crea dove prima non c’era e chi non le si adegua, scompare sui bassi fondali dell’isolamento dal branco che è tutto lì riunito, unito, compatto, generato da se stesso, millantato in un’essenza che non esiste ma appare ed è forte, granitica. E’ l’Onda del film del regista Dennis Gansel, tratto dal romanzo di Todd Strasser che, a sua volta, narra di fatti accaduti nella California fine anni ’60. La sceneggiatura dello stesso Gansel e di Ueli Christen traspongono la vicenda nella Germania d’oggi in un liceo dove un professore, simpatizzante anarchico, ma di maniera, tiene alcune lezioni sul significato dell’Autocrazia, per dirla in parole povere, del potere di una dittatura. Gli studenti dapprima borbottano annoiati, ma il docente infine li coinvolge, quasi suo malgrado, facendo emergere un bisogno di riscatto, di un’identità nascosta, proprio in quegli studenti che dapprima strafottenti e svogliati, si ritrovano a seguire le indicazioni del prof, arrivando a creare man mano un movimento vero e proprio. Lo battezzano l’Onda. Gli creano un simbolo. Vestono una divisa. Imparano a marciare all’unisono, perché così ognuno si perde ritrovandosi in quell’unico suono di tacchi. Proprio loro stessi abituati al punk rock, alla trasgressione, agli spinelli, al sesso facile. Il professore continua con sempre maggiore seguito le sue lezioni. Gli studenti dell’Onda nella classe non ci stanno più, non bastano i quattro muri dell’aula, diventano stretti. Altri della scuola vogliono partecipare. Quando sei nell’Onda, sei qualcuno, appartieni a qualcosa e ti ri-conosci. Non devi più fare i conti solo con una famiglia, quella odierna, che non offre altro se non una certa agiatezza, quando c’è, s’intende. E se manca anche quella, allora non c’è proprio nulla e i ragazzi si possono solo ritrovare parcheggiati nel vuoto dell’attesa di quel futuro fatto di niente che il nostro sistema offre loro. In fondo perché preoccuparsi, sono tutti dei Lucignolo. Ma il povero Pinocchio non può sapere ciò che lo attende. Il professore continua la lezione sull’Autocrazia, che è dittatura, che è negazione della libertà individuale, che è annullamento di sé a favore del Potere che l’Onda sa esprimere. Il ritmo del film è incalzante quel tanto che dovrebbe bastare a un pubblico giovane (e non…) per capire, per riconoscere, per imparare ad annusare il pericolo che può incombere sui resti di una libertà spesso bistrattata. Man mano gli studenti non sono più loro stessi e la situazione sfugge di mano a tutti, compreso il prof , il quale non si rende conto, fino all’ultimo, che dove non c’è coscienza di sé, può germinare qualsiasi seme maligno. Così è stato per il nazismo.
Il film ha sicuramente uno spiccato carattere pedagogico e in questo elemento vanno ricercati gli ingredienti migliori, miscelati abilmente in purezza. Tutte concordi le recensioni di film nel dire che sono bravi i ragazzi della classe nel rappresentare il disagio, la condizione di giovani ai quali nulla viene dato ma tutto è permesso, quasi garantito purché si spenda, si consumi. Tanto poi le cose si sistemano sempre. In fondo sono ragazzi, lo siamo stati tutti…
Bravo Jurgen Vogel nel ruolo dell’insegnante. Ottima la colonna sonora curata da Heiko Maile, incalzante, didascalica, perfetta.
I giornali hanno ampiamente presentato, chi prima, chi poi, questo film interessante, che ha già avuto riconoscimenti durante lo scorso Torino Film  Festival. Delle recensioni lette, vorrei citare in particolare quella illuminante di Maurizio Porro su Il Corriere, che accosta il senso di questo film al bellissimo romanzo di William Golding, Il signore delle mosche, portato sullo schermo dal grande Peter Brook nel ’63.
Scriveva Golding che ”..l’uomo produce il male come la api il miele”. Non dimentichiamolo. Potrebbe anche ripensarci Maurizio Cabona del Giornale che invece scopre solo similitudini oscure tra la nascita del neonazismo e il ’68! Certo è che del ’68 se ne è parlato e sparlato, troppo e disordinatamente. Ma accostarlo al nazismo è confondere le idee, è impapocchiare la Storia con la storia.

Dario Arpaio

13 commenti su “L’Onda”
  1. lovecraft ha detto:

    complimenti per la bella recensione, completa ed esatta.
    mi permetto però di contestare una frase iniziale:

    “Si alimenta nella marea dell’insoddisfazione, dell’umiliazione, dell’apatia, della mancanza di riferimenti gratificanti”

    Credo che il movimento nasca più dall’inconsapevolezza del potere del “gruppo” che da una reale situazione di disagio. Più che a una dittatura mi fa pensare alle tifoserie ultrà nostrane. Non dimentichiamo che alla base di ogni partito politico estremista c’è una forte ideologia (nonchè un manisfesto completo e complesso). Alla base dell’Onda ci sono dei ragazzi che si fanno trascinare, tutto qui.
    Molto spesso i ragazzi fanno quello che fanno solo perchè sono ragazzi incoscienti (questa non è una giustificazione di qualsivolgia azione, ma solo una presa di coscienza). Sono guidati da inconsapevolezza, mancanza di valori, assunzione sostanze di varia natura, mancanza di esperienza e non da quel decantato “disagio giovanile” dovuto una volta alla povertà e oggi al consumismo sfrenato…
    Il finale del film ci ricorda infatti come spesso le cose vadano a finir male per la debolezza e la follia del singolo, che non riesce a frenare le sue pulsioni animalesche, e non per il branco impazzito che travolge governi e continenti. Se non si considera questo (mi si conceda un’iperbole) si finisce con il giustificare certi nazisti che sostenevano di obbedire agli ordini! Molti si sono tirati indietro da certe situazioni, molti lo hanno fatto allora, lo fanno oggi e lo faranno in futuro!!

  2. Dario Arpaio ha detto:

    grazie per il tuo commento però, personalmente, non credo molto ai giovani intesi come pecoroni che vanno dove li trascina il vento (o l’onda). Sarebbe come sminuirli relegandoli ad un ruolo minore, secondario, relativo alla società, quale essa si dimostri loror. Creod invece che i desideri, le necessità, la voglia di felicità è una per tutti nel senso che ogni essere umano tenda al raggiungmento dello stesso livello di soddisfazione nella vita…
    ma quì stiamo andando oltre e il discorso si farebbe troppo lungo e complesso per potersi esaurire in poche righe…
    grazie ! ciao !

  3. gianni ha detto:

    bel film dimmerda

  4. MICAELA ha detto:

    Tra i commenti pubblicati , quello che mi sconvolge è il terzo ” bel film di merda ” . Ecco , Gianni sarebbe un perfetto adepto dell’onda : una persona che non capisce fino in fondo quello che gli succede attorno. Questo film è meraviglioso perchè da un momento all’altro potrà succedere a noi. nel film fanno un elenco di condizioni che non si possono NON ritrovare nella nostra realtà : disillusione politica, disoccupazione, mancanza di dialogo con le famiglie, ricerca di qualcosa in cui credere.
    Gli attori finalmente hanno un’identità propria , non scimmiottano nessun stereotipo americano d iragazzotto di provincia . SOno persone reali con sguardi intensi.

  5. stefano ha detto:

    anche a me piace questa recensione, ma ci aggiungerei che oltre alle condizioni già elencate c’è anche il bisogno umano di avere un gruppo a cui appartenere, e questo già c’è in giro e c’è sempre stato: penso all’oratorio, agli scout, agli ultrà, alle crew e alle posse. tutti gruppi di gente vestita nello stesso modo, che pratica le stesse cose e usa il proprio talento per la causa. ma non mi spingo oltre sennò finisco col dire che gli scout sono nazisti eheheheh
    insomma, la dittatura gioca molto anche su questo e il film fa vedere che da membri di un gruppo a camerati invasati il passo è brevissimo.

  6. Dario Arpaio ha detto:

    grazie dei vs commenti. tutto merito del film che tra i vari aspetti positivi ha proprio quello di stimolare il confronto, il dialogo, e, se possibile, aiutare ad arginare i rischi della diffidenza. Siamo tutti diversi e tali dobbiamo restare, ma dobbiamo anche convivere. Dobbiamo volere aprirci all’altro, a colui che non conosciamo. Se alziamo delle barriere tra noi e gli altri oppure tra noi nel nostro gruppo e il resto del mondo si può venire facilmente manipolati e da quel punto all’inizio della fine dell’individuo e della sua libertà, poco ci passa…
    è un film da vedere per poi uscire e guardarsi intorno per ritrovarsi e capire che fare per migliorare senza necessariamente servire questa o quella corrente. beh… adesso è meglio che la pianto! grz per aver letto!

  7. Dario ha detto:

    Ho visto ieri il film e l’ho trovato… angoscioso, si esatto! è quello che ho provato guardando il film, soprattutto, ovviamente, la seconda parte perchè ci si rende conto di quanto sia facile ricreare quel che è stato, anche senza rendersene conto! Il fatto che sia una storia vera certo non aiuta a distendersi…
    All’inizio in realtà si prova quasi un senso di “fomento”, quasi ci piacerebbe far parte noi stessi dell’onda, con la musica, le feste, il gruppo ecc… ma poi tutto si trasforma e si sente quasi un peso sulla cassa toracica, quando si inizia a capire, quando risaltano gli effetti di questo tipo di aggregazione!
    tutta la sala è rimasta con il fiato sospeso fino alla fine, quando c’è stato un generale sospiro liberatorio e nessuno si è alzato finchè non sono finiti i titoli di coda, forse per assimilare in toto l’amara realtà riflettendo su quanti gruppi attuali, chi più chi meno, possiamo paragonare, spesso a ragione, a L’onda e spaventandoci di ciò…

  8. Natalia ha detto:

    forse sarà una domanda stupida ma una cosa nn ho capito: xkè alla fine hanno arrestato il prof???
    sulla base di cosa?istigazione al nazismo? all’omicidio? al suicidio?
    cosa???

  9. Dario Arpaio ha detto:

    non è una domanda stupida. è opportuno porsela, un insegnante ha molti doveri, ma soprattutto quello di non perdere la misura, di essere sempre presente a se stesso perchè deve educare, ha il compito di riuscire a far sì che ogni allievo riesca e dare il meglio di sè, che possa crescere, migliorare sia nella materia di competenza, ma soprattutto come essere umano. un insegnante può fare molto e può anche sbagliare molto. non dovrebbe dimenticarlo, nei limti del possibile, non deve. il protagonista del film, pur partendo da uno spunto degno, ha perso le redini della situazione e, moralmente (forse anche di più) è colpevole per la morte del ragazzo, ma anche per avere manipolato, suo malgrado l’innocenza. ah! se i cari prof ci pensassero 2 volte prima di aprire bocca !!
    non si dimenticherà mai quell’insegnante che ti ha sorretto e sostenuto, che ti ha capito e ti ha dato. neppure si perderà memoria del prof che non ha fatto altro che ostentare autoritarismo fine a se stesso, del genere che non lascia traccia alcuna se non un senso di fastidio, di sporco. non ci sono allievi stupidi o svogliati, ci sono solo insegnanti incapaci !! anche loro dovrebbero dare conto dei risultati, ricevere un voto, essere premiati o invitati a rinnovarsi professionalmente. io la penso così.

  10. marcello ha detto:

    il primo pensiero dopo 3 minuti del film è stato “uguale a tutti i licei di catania” le infrastrutture mostrate, la presenza dell’insegnante, la pulizia e l’organizzazione sono un sogno irraggiungibile.chissà se rappresenta uno svantaggio o l’opposto nel rischio di correre un rischio di questo tipo? certo nelle nostre scuole trovare persone che sappiano minimamente cosa sia il carisma è difficile, credo che se mio figlio,18 anni, incontra una persona carismatica, che ha risposte sicure, delle azioni riconoscibili andrebbe fuori di testa vista la nullità in cui è abbandonato per 5 ore al giorno.il rischio è reale

  11. Dario Arpaio ha detto:

    Grazie Marcello per il tuo contributo. Suggerisco la lettura di un libro molto interessante e stimolante: L’Ospite Inquietante di Umberto Galimberti, ed.Feltrinelli. L’autore, filosofo, psicologo, docente universario, analizza a fondo il disagio giovanile, i rischi e i pericoli che corrono i giovani, offrendo uno strumento di riflessione approfondita sulla scuola, sulla famiglia e sul nichilismo, sul senso di vuoto che oggi come mai permea la vita dei nostri ragazzi. Ah, se potesse essere ammesso come testo di studio … soprattutto per gli insegnanti … Di nuovo e ancora di più apprezzo il film L’Onda che è ben riuscito, soprattuto nel suo intento pedagogico.

  12. Natalia ha detto:

    capisco ciò che tu dici. fortunatamente io ho avuto dall’asilo fino ad ora che sono all’università il 99% degli insegnanti competenti e la maggior parte di compagni e colleghi svogliati. 🙂
    mi ritengo fortunata!

  13. Gaia ha detto:

    bellissimo!perfetto fin dal primo scorcio, quando il prof insiste per avere la settimana “anarchica”.
    siamo tutti in balia delle onde, ora politiche, ora sociali, ora culturali.
    e i ragazzi lo sono ancora di piu’ perche’ forse, pochi di loro, hanno ancora desideri irrealizzati e spirito di gruppo.
    e in tutto il percorso del film sfido chiunque l’abbia visto a dire che non si è sentito “preso” dalla forza e prestanza e potenza dell’aggregazione.
    quando è giunta la camicia bianca e la marcia sul posto per “far sentire a quelli di sotto” quanti di noi si è ritrovato a sorridere?
    tempo fa vidi un film simile come idea…”The experiment” di Oliver Hirschbiegel e l’epilogo fu quasi lo stesso.
    siamo soggetti ai nostri innati istinti di supremazia e spesso ci facciamo assorbire totalmente dal ruolo che ci viene dato.
    Io questo genere di film, libri li proporrei come testi scolastici da studiare come fosse filosofia.
    perchè se è vero che bisogna conoscere Seneca e Platone è ancor piu’ vero conoscere quali siano i limiti e le infinite pssibilita’ della mente umana.


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