Mickey Rourke e i Golden Globe
Di Dario Arpaio
Nel giro di pochi mesi Mickey Rourke si vede attribuire un altro grande riconoscimento. Dopo il Leone di Venezia, arriva il Golden Globe come miglior attore con il suo The Wrestler. E già acquisisce nuovi ruoli. Il regista Jon Favreau lo vuole nel sequel di Ironman che verrà girato a partire dalla prossima primavera e sarà distribuito dalla Paramount.
La notte scorsa, quindi, gli è stato assegnato dalla Hollywood Foreign Press Association il Golden Globe come miglior attore drammatico, surclassando Di Caprio (Revolutionary Road), Langella (Frost-Nixon), Pitt (Il curioso caso di Benjamin Button) e Penn (Milk). Simpatie personali a parte, Rourke ha fornito con il suo The Wrestler una interpretazione, per certi versi autobiografica, lineare, impeccabile. Lui stesso è stato un angelo caduto, trascinandosi da un ring all’altro, passando tra ripetute disintossicazioni da alcool e droghe. Poi il suo agente, che Rourke non ha mancato di ringraziare elegantemente durante la cerimonia di premiazione, lo ha riplasmato attore di qualità e lui, fortunatamente, non ha perso questa seconda chance che la vita gli ha dato. Questo piace a tutti, e ancora di più all’America e soprattutto a quella del Yes We Can. Quella stessa che cerca di rinsaldare le sue radici nel coraggio di rialzarsi, manifestando a gran voce quelle libertà che, almeno attraverso certi miti ha saputo rappresentare per generazioni, salvo poi esprimersi al meglio in guerre originate da interessi non proprio legati all’idea di democrazia. Peccato per Brad Pitt e Sean Penn che nei loro rispettivi ruoli hanno dato molto. E anche per Di Caprio, relegato ancora una volta al ruolo di eterno secondo. Non che sia un grandissimo attore, ma ha saputo dare buone prove di sé e, magari, andrebbero anche riconosciute e premiate.
Questo han portato i Golden Globe stanotte, premiando Millionaire, un po’ a sorpresa, come miglior film. Sicuramente vale molto e ancora farà parlare di sé nell’altra notte, quella di zio Oscar. Anche Vicki Cristina Barcelona l’ha spuntata (stranamente) su commedie forse anche migliori come Mamma Mia e In Bruges. Quest’ultima però ha avuto la consolazione, e non è poco, con un globo meritatissimo per Colin Farrell. Bah, insomma la solita sarabanda che lascerà contenti taluni e delusi talaltri. Bene, anzi benissimo, per Wall-E, forse il miglior film del 2008 e per più di un motivo. Peccato per il nostro Gomorra. Un film risultato di una grande sapiente regia, dal forte carattere, anche a prescindere dal contenuto che ha certo più valore per noi che non per gli americani i quali preferiscono premiare quell’italietta che li fa un po’ sorridere, quella dei cliché paisà, pizza e mandolino. Quante volte, anche spudoratamente, negli ultimi decenni sono stati trascurati cineasti italiani che hanno fatto la grande storia del cinema! Vedremo che succederà per gli Oscar.
Dario Arpaio.
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