Niente velo per Jasira, ovvero dell’adolescenza inquieta

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niente-velo-per-jasira.jpgNiente velo per Jasira è un altro dei soliti scialbi tentativi di voler adattare un titolo originale, in questo caso Towelhead, al gusto del nostro mercato o al mercato del nostro gusto, come se noi fossimo tutti deficienti e avessimo bisogno di chissà quale trovata o richiamo pubblicitario per andare al cinema. Io credo che il pubblico italiano sia, nella maggior parte dei casi, adulto e consapevole di cosa andare a vedere e, soprattutto, perché. Meglio lasciar perdere ogni commento ulteriore.

Adesso veniamo al film, tratto dal romanzo Beduina di Alicia Erian (Adelphi), la quale racconta dell’adolescenza di una ragazza di origine per metà libanese e per l’altra irlandese, che vive sballottata tra lo stato di New York e quello del Texas. Dal libro della Erian, in parte autobiografico, Alan Ball, il brillante sceneggiatore di American Beauty, nonché autore di alcuni episodi delle serie televisive True Blood e Six Feet Under, trae il soggetto per questa sua prima regia, Towelhead.

Storia non facile quella che ruota intorno ai primi turbamenti di una tredicenne, divisa tra padre e madre divorziati ed entrambi distanti da lei, che sta scoprendo il suo corpo e la sua femminilità, incontrando non solo le difficoltà di ogni adolescente, ma anche il razzismo strisciante, quello che non manca mai di ferire, anche profondamente. Dicevo, storia non facile da raccontare, nonostante una certa disinvolta bravura della protagonista Summer Bishil, anche e forse perché a raccontarla è un uomo. L’interpretazione di Ball è di maniera, semplificata, un po’ superficiale. La ragazzina deve vedersela con il mondo degli adulti che l’attrae e spaventa al tempo stesso. Anche gli uomini sono catturati dalla sua provocante innocenza. Intanto il padre la soffoca con il suo fondamentalismo cattolico. Peggio la madre, che cerca invano di fuggire la solitudine tra un amante e l’altro. Il vicino di casa, bravo Aaron Eckart, non vorrebbe, ma poi cede alla bellezza della ragazzina e finisce giustamente in carcere. Gli unici che la sostengono davvero sono due giovani coniugi che cercano di comprenderla e di farla anche sorridere, con maggiore consapevolezza, alla vita, a quella che sta per cominciare per lei, per non perdere nessun attimo di felicità possibile.

Un altro spunto di riflessione emerge dal film e sta nelle grandi difficoltà alle quali ognuno di noi va incontro in una società multirazziale e multietnica. Fino a che non la smetteremo di considerare il vicino di casa di un’altra razza come un nemico, non la spunteremo mai sul futuro prossimo venturo. Solo la reciproca conoscenza potrà allontanare la diffidenza e la paura. Poi, forse, tutto sarà più semplice.

Dario Arpaio

1 commento su “Niente velo per Jasira, ovvero dell’adolescenza inquieta”
  1. lovecraft ha detto:

    mi permetto solo un appunto: Alan Ball non ha scritto qualche episodio delle due serie citate ma è creatore, sceneggiatore di tutti gli episodi e produttore esecutivo sia di Six Feet Under che di True Blood.


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