Oblivion e le sue recensioni

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oblivion-posterMolti fra voi avranno già visto Oblivion, il nuovo film di Joseph Kosinski che in precedenza ci aveva regalato titoli come Tron: Legacy e ognuno di voi si sarà fatto la sua idea sull’opera.
Non è mia intenzione in questa sede occuparmi del film in sé, non sono un critico cinematografico e non posso avanzare pretese in tal campo. Mi interesso però dei discorsi e narrazioni che vengono fatte sul cinema e attorno al cinema.

Credo sia quindi interessante notare come gran parte della critica, una maggioranza netta, ha ricevuto questa pellicola e come ne ha scritto su quotidiani e siti: si tratta di una narrazione piuttosto monolitica, con poche eccezioni. Narrazione che, una volta visionata la pellicola, lascia ampi margini di riflessione su certo stato del giornalismo cinematografico.

Volendo riassumere in poche parole, Oblivion è stato visto come grande spettacolo per gli occhi funestato da una sceneggiatura fragile e inconsistente e, nel cercare di bilanciare questi due elementi, il responso è spesso positivo, privilegiando la produzione rispetto alla regia o scrittura.

Il fatto a me sembra in qualche modo preoccupante, perché non riesco a capire come in molti riescano a vedere gli evidenti debiti, derivazioni e incongruenze della sceneggiatura eppure considerino l’aspetto tecnico-estetico come innovativo, importante o significativo.

L’impatto sullo schermo di un film come Oblivion è quello di qualsiasi altro film fantascientifico con un adeguato budget: si soldi assicurano i tecnici necessari per un forte impatto.
Ma design, costumi, fotografia, scenografia e altro ancora a poco valgono se non vi è una visione del mondo dietro la mano che le guida; rimangono soprammobili molto carini ma inanimati e raccolti a casaccio.

Estetica = Etica e Kosinski sembra fondamentalmente privo della seconda, fatto che influisce sulla prima: ogni istante di Oblivion è ricco di suggestioni visive che ci giungono morte e assemblate senza coscienza, come se componessimo un puzzle fregandocene degli incastri e ritagliando i vari pezzi fino a quando no riescono a entrare.

Tutto in Oblivion è derivativo e già visto, non solo la sceneggiatura e non è questo il problema: è che alla rimasticatura il regista non aggiunge un briciolo di visione propria, limitandosi ad agire come amplificatore e ripetitore. Il puntare il dito verso la sola sceneggiatura, lungi dal sembrarmi critica pensata, mi pare più un discorso conservatore e pro-status quo o comunque asservito a certe logiche e discorsi.

Sopraffatti da suoni e colori, attendiamo un compositore che li metta in sequenza e una mano che li spennelli come si deve…


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