Pa-Ra-Da di Pontecorvo e Miloud
Di Dario ArpaioNoialtri viviamo lontano. Noi seguiamo la scia del consumismo, affogati nel nostro altrove, in tutto ciò che è superficie patinata, apparenza, immagine piatta di noi stessi persi in un delirio di onnipotenza. Esiste un’altra umanità strappata a se stessa. Privata della dignità, soppressa, lacerata dalle droghe, dalla prostituzione, il solo approdo per chi vive ai margini. Noi non la vediamo, ma esiste, ovunque nel mondo, a Calcutta, a Rio e molto più vicino a noi. A Bucarest ci sono anche i figli voluti a tutti i costi dal regime di Ceausescu, rinchiusi poi negli orfanotrofi dello squallore, vittime inconsapevoli del delirio. Sopravvivono nei condotti sotterranei. Accattoni rubacchiano. Sniffano colla per non sentire lo schifo. Si offrono facile preda di pedofili e papponi. Così li trova a Bucarest, per la prima volta nel ’92, Miloud Oukili, franco-algerino di Parigi, clown di professione. Arriva in Romania senza un progetto preciso, inquieto in quel randagismo così particolare, uno dei pochi ingredienti in grado di far scaturire, a volte, la magica scintilla di una grande creazione. Quella stessa in grado di superare il proprio autore e vivere di per se stessa. Miloud si interroga nel profondo, cerca una via per approcciare i ragazzi dei margini, i boskettari, come li chiamano là. Si allontana dalle cosiddette associazioni umanitarie senza fini di lucro e crea “Fundatia Parada”. Cattura i suoi ragazzi con l’arte del naso rosso. Vive con loro, insegna la dignità e la clownerie, una delle più difficili arti circensi, che richiede solida fisicità e grande capacità interpretativa. Gli ostacoli si frappongono da tutte le parti per Miloud. Ha tutti contro, polizia, malavita e, forse, in parte, anche gli stessi organismi assistenziali. Non molla e infine i suoi piccoli clown vincono la loro battaglia per la sopravvivenza, per il riscatto, per il rispetto. A oggi Pa-Ra-Da ha significato la salvezza per migliaia di loro.
Marco Pontecorvo ha onorato il padre Gillo raccontando tutto ciò con un film drammatico senza scadere mai nel patetismo, nella retorica, rimanendo saldo sulla corda tesa di un forte realismo.
Utilizzando una 16mm si mantiene straniato, raccoglie vivi gli sguardi dei ragazzini, tutti attori non professionisti, li rende asciutti nell’immagine della loro miseria. Bravo anche Jalil Lespert, oltre tutto assai somigliante al vero Miloud (nella foto). Al 65° di Venezia grande commozione e lungo battimani. E poi?
Per ogni forma di adesione e sostegno: www.parada.it.
Dario Arpaio.
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Ho sempre pensato che l’arte della giocoleria, facesse un buon effetto sui bambini: un mezzo capace non solo di divertire ma anche di insegnare un lavoro affascinante, divertente e dignitoso. Mi incuriosisce il film sulla vita di Miloud, appena posso lo guarderò.