Redemption, la prima volta di Steven Knight
Di Dario ArpaioRedemption è il nuovo impegno di Steven Knight nelle vesti di sceneggiatore, nonché la sua prima volta dietro la macchina da presa. Di lui certamente si ricorderà La promessa dell’assassino del 2007 per la regia di David Cronenberg, dove il suo testo veniva esaltato dalla grande qualità del regista. Una sceneggiatura interessante anche quella di Redemption, senza dubbio, dove però manca a tratti una mano più sicura alla regia.
Jason Statham è Joey, il protagonsita, un soldato delle forze speciali in fuga, soprattutto da se stesso, che sopravvive nascondendosi a Soho, tra i diseredati assistiti da Cristina, una suora interpretata da Agata Buzek con grande personalità. La presenza della religiosa è forse il ruolo drammatico migliore e più riuscito di Redemption, dove il filo della narrazione scorre sul binario consolidato del protagonista alla ricerca di una seconda chance nella sua vita. Joey sa solo uccidere, è un duro. Nell’alcol tenta di lenire la sofferenza che gli viene dai ricordi di guerra, dalla fuga nel buio di una Londra magnificamente fotografata da Chris Menges, altro aspetto degno di nota del film. L’incontro di Joey con Cristina segna la svolta narrativa del film, ma Jason Statham, sempre puntualmente a suo agio nelle scene d’azione, fatica a esprimere fino in fondo il disagio esistenziale del suo personaggio che ricadrà nell’uso della violenza salvo giungere poi a sfiorare la redenzione del titolo.
In sostanza, tante buone intenzioni per Steven Knight, ottima scrittura, regia un po’ meno incisiva. Ma la bravura del neoregista è tale che non c’è altro che attendere il salto di qualità nel prossimo film.
Dario Arpaio
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