Reeker – Trama, recensione e trailer
Di Elvezio SciallisTrama
Dopo un prologo che coinvolge una famiglia, un cervo e un cagnolino (e tutti loro non saranno più interi alla fine) incontriamo cinque studenti che, dovendo recarsi a una festa durante una vacanza scolastica, scelgono di usare la stessa macchina per dividere le spese.
Uno di loro e cieco e un altro ha appena rubato un discreto quantitativo di ecstasy ed è ora inseguito dallo spacciatore in cerca di vendetta.
I cinque si fermano in un motel/distributore di benzina salvo scoprire che non c’è più traccia di clienti o commessi. La radio e la televisione sono fuori combattimento e i telefonini non ricevono.
Senza benzina, i nostri si preparano a passare la notte nel motel, ma il Reeker, misterioso essere in decomposizione dotato di arti meccanici, grande velocità e invisibilità, non aspetta altro che dar loro la caccia e stanarli uno a uno, facendo poi scempio dei loro cadaveri.
Recensione
Il motel è un luogo psichico oltre che fisico ed è una zona mentale praticamente assente in Italia mentre abbonda nella letteratura e nel cinema, nell’immaginario intero degli Stati Uniti.
Impossibile che attecchisca più di tanto da noi in quanto non abbiamo distanze enormi da percorrere in macchina, tali da dover essere divise in più giorni di viaggio e da offrire sponda e possibilità di esistenza al “motel”, che qui può al massimo funzionare come recinto per sbrigativi affari di coppia.
Negli Stati Uniti è invece vero e proprio territorio di confine, fra partenza e arrivo, fra giorno e notte, fra stato e stato e lo abbiamo assimilato in mille ricette al grande e piccolo schermo, ultimo buon esempio quell’Identity, sottovalutato e criticato alla sua uscita, che è vero e proprio manifesto del motel come interzona assoluta.
Proprio da Identity e, in seconda battuta, da Dead End, prende le mosse questo Reeker – Tra la vita e la morte di Dave Payne che immette nel teatro psichico prima definito i personaggi tipici del teen slasher, meta-giocando con gli stereotipi del genere per rimescolare le carte e dar vita a un piccolo gioiellino low budget che ha fatto storcere la bocca alla critica facilona che ha subito parlato di mancanza di originalità e prodotto derivativo, senza capire quali fossero le intenzioni di Payne.
I giovani morituri sono quelli classici, dalla biondina scemetta al buffone, dal belloccio surfista alla ragazza seria ma Payne in questo quartetto infila un cieco (che li guiderà) e ritocca i caratteri, donando loro maggiore solidità e credibilità attraverso una serie di dialoghi (in originale) assolutamente sopra la media del genere ed evitando la trappola delle comiche fini a se stesse.
Ci sono parecchie battute all’interno del film ma si tratta di interventi perfettamente diegetici e mai strutturati per ammiccare verso l’audience e si tratta di una vera boccata d’ossigeno in un campo come l’horror dove lo humour è spesso slegato o sopra le righe. Micidiale la gag della vetrata.
Buono anche il tasso di gore per mano dei tipi della Monster FX (tronchi umani che deambulano, teste tagliate in due, vetri nel collo e altre amenità) che concepiscono anche un nuovo villain per l’occasione, lo strano Reeker, una creatura in fase di decomposizione, con qualche sfumatura cyberpunk nella maschera facciale e nelle lame rotanti e altri accessori meccanici cha ha come appendici, in grado di rimanere più o meno invisibile e capace di spostarsi molto velocemente.
Fin troppo buono il lavoro della troupe visto il budget: Mike Mickens ha in dotazione una buona palette cromatica e gioca fra toni caldi e inchiostri notturni con ottime intuizioni, scenografie funzionali e qualche tocco di stile da parte di Payne, specie in alcune lente carrellate.
Dove il film, a mio modo di vedere, fallisce è proprio nella fase finale della sceneggiatura, quando sale la maledetta febbre illuminista di mettere a posto ogni pezzo del puzzle e dare una spiegazione per ogni avvenimento operando sotto l’influenza di decine di predecessori illustri (I soliti sospetti) o meno (Dead End, di nuovo) e cadendo in una soluzione che nel voler spiegare ogni cosa uccide il senso di mistero, la claustrofobia e il soprannaturale che aveva fatto piacevolmente capolino nei minuti precedenti.
Piace rivedere Michael Ironside in un ruolo magari minore ma azzeccato e ben recitato, inutile dire che appena spunta il suo volto qualunque fan dell’horror è portato a pensare che si tratti del cattivo di turno…
In uscita venerdì 5 settembre 2008
Trailer
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Mi chiedo sinceramente che gusto c’è ad andare al cinema a vedere film di questo genere. Per farsi una risata? Non penso, perchè sarebbe solo una risata isterica originata comunque da una paura ben celata. Per vedere fino a che punto può arrivare la fantasia umana? Allora sarebbe meglio che certi registi si facessero curare da un buon psichiatra! Mi rispondi per favore?
I motivi, penso, sono strettamente personali.
C’è chi ci va per amore del cinema di genere.
Chi per provare un brivido.
La paura è una delle emozioni più forti e spesso, attorniati da troppi eventi “reali” fin troppo brutti, si cerca un po’ di catarsi al cinema, non ci vedo nulla di male in fondo…