The Rover dell’australiano David Michôd
Di Dario ArpaioDopo lo strepitoso Animal Kingdom del 2010, suo esordio nella regia, l’australiano David Michôd firma The Rover, presentato fuori concorso a Cannes e inserito nella rassegna Festa Mobile al Torino Film Festival appena concluso.
The Rover è ambientato nel più crudo outback nel sud dell’Australia che si possa immaginare, per di più in un’epoca post-apocalittica. Solo il deserto è testimone di ciò che ha segnato la fine del sistema sociale come lo conosciamo. E’ crollato il mondo addosso ai sopravvisuti che vagano nella desolazione, tra violenza e stordimento. Superficialotto sarebbe il voler ricercare facili riferimenti con il Mad Max del 1979 di George Miller, come lo stesso Michôd ha in qualche modo sottolineato. Tutt’altra storia quella, che ha in comune con The Rover solo vaghi accenti distopici e nulla più.
Il protagonista, un magnifico strepitoso Guy Pierce, è in viaggio con la sua auto. Nulla si conosce di lui e ancora meno del suo passato. Ha un’andatura pesante, segnata da tante cicatrici sul corpo e soprattutto nell’animo. Il suo sguardo è duro, asciugato da una vita grama. Una banda di balordi gli ruba l’unico suo bene, la Rover del titolo. Inizia un caparbio inseguimento tra il nulla del deserto e le poche catapecchie rimaste a testimoniare la presenza di villaggi, abitate da un residuo di umanità varia, disincantata, perduta nel vuoto, pronta ad imbracciare le armi piuttosto che proferir verbo. Durante la caccia il protagonista incoccia nel fratello ritardato di uno dei balordi, interpretato da un intenso Robert Pattinson, incredibilmente espressivo, ben lontano dal belloccio della saga vampiresca che lo ha reso famoso al grande pubblico. I due proseguono insieme nella ricerca dell’auto e la vendetta si avvicina inesorabilmente, pericolosamente.
A voler tentare dei riferimenti, si può accostare The Rover alle atmosfere acide di The Road, laddove però Cormac Mac Carthy chiude il suo romanzo con una inaspettata speranza. Ne ricordiamo la magnifica trasposizione sullo schermo firmata da John Hillocoat nel 2010. In The Rover la speranza non ha scampo. Nulla di umano è sopravvissuto. In uno dei momenti più intensi del film di Michôd, il suo protagonista recita il senso del nulla nel quale i sopravvissuti non possono trovare alcun orizzonte. In chiusura è solo il deserto australiano a recitare la fine nel suo silenzio assordante.
La colonna sonora di Anthony Partos è densa di sfumature e ci fa quasi sentire la polvere nel vento dell’outback attraverso la grana della densa fotografia di Natasha Braier.
Dario Arpaio
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