Ryan Gosling debutta alla regia con Lost River e si perde in un fiume di rimandi

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Ryan-Gosling

L’affascinante protagonista di Drive e The Notebook sembra aver messo messo le radici a Cannes. Ma quest’anno c’è una differenza. Ryan Gosling si è infatti presentato come regista e sceneggiatore con quello che rappresenta il suo primo tiepido passo oltre quelle lenti che l’hanno sempre fatto brillare. Lost River è la storia di una madre e di un figlio che cercano di sopravvivere al degrado del loro quartiere semi-abbandonato. Lei, Billy (Christina Hendricks), si trova costretta ad esibirsi in un club burlesque che fa di violenza e fetish il suo tratto distintivo, e – come se non bastasse – deve respingere le avance del subdolo proprietario del locale (Ben Mendelsohn). Nel frattempo il figlio Bones (Iain De Caestecker) setaccia le rovine della città con l’amica Rat (Saoirse Ronan) alla ricerca di tesori nascosti e di un’utopica città celata nelle profondità di un vicino specchio d’acqua. Una ricerca ostacolata dal maniaco Bully (Math Smith), uno squilibrato che si crede il boss del quartiere. A tutto questo si aggiungono le crudeli esibizioni di Eva Mendes – l’attuale fidanzata del regista – pugnalata e maltrattata in quella che pare un’insolita terapia di coppia.

Un ottimo cast filo-televisivo – a partire dalla bella Hendricks – al servizio di una regia senza una direzione precisa. Già, la critica è concorde su questo. Al di là di un’ottima fotografia dello spring breaker Benoit Debie e di un altrettanto valido montaggio sonoro firmato Lon Bender, non c’è altro in questo debutto se non una scialba imitazione di quei registi a cui Gosling si ispira: David Lynch, Nicolas Winding Refn, Terence Malick, Mario Bava… Una pallida replica di idee e contenuti non sviluppati che procura al film l’irritata etichetta dell’autocelebrativo. Forse l’attore farebbe meglio a concentrarsi sulla recitazione piuttosto che a destreggiarsi tra fiamme e spunti incompiuti.

Certo è che – nonostante il passo falso – Lost River non sarà l’ultima avventura registica per lui. Non resta che augurarsi che in futuro Ryan Gosling affronti il compito con maggiore umiltà e che da questo groviglio di influenze e rimandi possa affiorare una sensibilità fresca e soprattutto personale.

 

Matteo Pilon


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