Solomon Kane, spada e magia nel XVI sec.

Robert Ervin Howard creò il personaggio di Solomon Kane alla fine degli anni ’20 e seguitò a raccontare le gesta dell’indomito spadaccino in una quindicina di racconti, alcuni pubblicati postumi. Solomon Kane  rimane di fatto il capostipite di quella che venne definita la heroic fantasy, o anche la sword and sorcery, il cui più famoso personaggio è il barbaro Conan, pure lui nato dalla fantasia di Howard. Tutto muscoli il secondo, tutta spavalderia il primo, che non esita a scontrarsi con demoni e streghe in un XVI secolo splendidamente trasformato in un tempo oscuro dalla fantasia del suo autore.

Non sarebbe altrettanto immediato oggi l’approccio alle avventure di Kane, un po’ troppo lontane dal nostro mondo, se il regista Michael J. Bassett non avesse abilmente reinventato Solomon Kane in una sceneggiatura tutta sua per l’omonimo film che ne delinea i caratteri principali e si pone come una sorta di prologo ai due successivi titoli previsti sull’eroe howardiano dalla produzione. Quest’ultima, abilmente coordinata anche dall’esperienza di Samuel Hadida (già coinvolto nel Parnassus di Gilliam, oltre che nella serie Resident Evil).

L’opera letteraria di Robert Howard andrebbe invece riproposta ai tanti possibili fan del genere, che poco o nulla ne sapranno, se non attraverso le reinvenzioni dei fumetti della Marvel, o i muscoli di Schwarzenegger, Conan sul grande schermo. Da sapere che Howard fu legato anche da grande amicizia con H.P. Lovercraft,  al punto da permettersi di scrivere lui pure dei racconti ambientati nell’orrido profondo del mondo di Chtulu, creato dal grande Lovercraft, il quale fu poi onorato e orgoglioso di così tanta attenzione da parte dell’amico. Troppo breve, seppure intensa, fu la carriera letteraria di Howard, che pose fine alla sua vita nel ’36 con un colpo di pistola.

C’è tanta oscurità negli scritti di Howard, ma proprio Solomon Kane, eroe negativo e positivo al tempo stesso, rappresenta il riscatto orgoglioso di un personaggio che si erge a difendere il Bene, a tutti i costi, contro il Male che pare irreversibile e sempre più potente.

Nel film per la regia di Bassett, Kane è inizialmente un mercenario, spietato e crudele in ogni sua azione. Dopo essere sfuggito a un demone dell’inferno, cercherà protezione e rifugio in un monastero per redimersi. Tenterà ostinatamente di tenersi fuori da ogni violenza, segno, fino a quel momento, di ogni giorno della sua vita, ma impugnerà di nuovo la spada (anzi due) quando verrà chiamato a salvare una giovane donna caduta nelle mani dei terribili predoni, capeggiati da Malachia, il perfido stregone che evocherà un gigantesco demone di fuoco per …

In quel mondo senza speranza solo la spada e uno spropositato coraggio potranno fare trionfare il bene. Così, alla fine, tutto pare pronto per i prossimi episodi che saranno, questa volta un adattamento fedele dei racconti di Howard, il quale potrebbe essere soddisfatto di come il frutto della sua penna sia finito sullo schermo. Più che apprezzabili le scenografie, ambientate nella repubblica ceca. Altrettanto i costumi sono degni di nota, come pure la colonna sonora, sebbene quest’ultima riecheggi un po’ troppo delle atmosfere de Il Signore degli Anelli.

James Purefoy si è calato perfettamente nei neri panni di Solomon. Meno male che la scelta della produzione è caduta su di lui come protagonista invece di Christopher Lambert, il quale pare (finalmente!) dedicarsi ad altro che  non alla recitazione. Tra gli altri interpreti, oltre a un sempre bravo Pete Postlethwaite, anche una particina per Max Von Sidow, proprio lui che sfidò la Morte ne Il Settimo Sigillo di Bergman, un po’ come Solomon Kane, anche se più della spada, quella volta, poterono gli scacchi.

Dario Arpaio