State of Play – recensione, locandina e trailer
Di Elvezio SciallisState of Play
Un film di Kevin Macdonald.
Con Russell Crowe, Ben Affleck, Robin Wright Penn
Azione, durata 125 min – USA 2009 – Universal Pictures
Cal McAffrey è un giornalista d’assalto, sempre pronto a scendere in strada per investigare di persona, ossessionato dalla verità. Stephen Collins, suo ex compagno di studi, ora è un deputato a capo di un comitato che controlla le spese per la difesa nazionale.
Quando la bella assistente nonché amante di Collins muore in uno strano incidente, le strade dei due amici tornano a incrociarsi e nel quadro entrano anche la giovane Della Frye, blogger di punta del giornale dove lavora Cal, e Anne Collins, moglie di Stephen, della quale Cal è ancora innamorato.
Difficile pensare che in State of Play, film dalla lavorazione alquanto travagliata, ci sarebbero dovuti essere Brad Pitt al posto di Russell Crowe ed Edward Norton invece di Ben Affleck.
Difficile perché Crowe e Affleck sembrano nati per questi due ruoli e senza di loro buona parte del successo di un film come questo sarebbe in discussione.
Questo perché State of Play, in assenza di elementi di trama davvero originali diventa un thriller sospeso fra giornalismo e potere come ne abbiamo visti tanti ma, per nostra fortuna, nobilitato da un cast praticamente perfetto che rappresenta il vero punto di forza dell’opera di Kevin McDonald.
Persa la profondità della serie televisiva da cui il film trae spunto, vengono anche banalizzati certi temi sui quali era necessaria una riflessione più accurata (rapporto media-potere, rapporto editore-giornalista e, ancora più importante visto il posto da cui vi stiamo scrivendo, l’evoluzione dei media e il passaggio da carta stampata a web), ma la pellicola scorre alla perfezione verso dei toccanti titoli di coda, sorretta da alcune interpretazioni che rasentano la perfezione.
Russell Crowe incarna un verosimile incrocio fra il solitario giornalista d’assalto, ex-hippie e ora cagnone un po’ appesantito dal whisky e dai troppi chili-burger, mentre Ben Affleck ribadisce ancora una volta di essere sotto-impiegato a Hollywood e di poter interpretare una vastissima gamma di personaggi, dagli eroi agli anti-eroi, dai cattivi ai buoni, dai romantici ai comici. In questo caso gli tocca una figura inizialmente molto chiara di politico ambizioso e motivato a farsi strada cercando di indagare nel marciume e stando dalla parte della gente, per poi modulare su questo stereotipo delle sottili variazioni che porteranno a un godibile twist finale.
Il resto del cast è una macchina perfettamente oliata di figure di supporto e noti caratteristi e contribuisce alla riuscita di un film nel quale l’interesse nei confronti della trama e della soluzione del giallo è sempre secondario rispetto a quello per elementi come recitazione, scenografie (ottimi gli interni al giornale) e fotografia.
Solido thriller, ben confezionato che chi ancora predilige la carta stampata rispetto ai blog guarderà con un misto di rassegnazione e nostalgia. Nei cinema dal 30 aprile, una delle migliori uscite della settimana.
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