Strepitoso Redford in All is Lost

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redAll is Lost, regia di J.C. Chandor. Un film così non è mai stato girato prima d’ora. Un unico attore protagonista, Robert Redford, impegnato in uno strepitoso monologo senza parole, tutto sguardi e interiorità profonde, quelle di un uomo solo contro la forza e la potenza dell’oceano.

In pieno luglio. Oceano Indiano. All’estremo largo dell’Indonesia. Calma piatta. Il Virginia Jean, magnifico sloop di 40’, ciondola pigro su di un mare immobile. Il suo skipper dorme nella cuccetta di prua. Nulla si conosce del suo passato, né si saprà di lui più di quanto si potrà vedere. Improvvisamente il primo di una serie di incidenti è prologo alla tragedia. Il Virginia Jean urta un container alla deriva, perduto da una delle decine di navi mercantili che solcano quella rotta trafficatissima. Radio e strumenti di navigazione sono fottuti. Si è aperta una falla nella fiancata di dritta. L’acqua entra a fiotti copiosi. L’uomo è marinaio esperto. Non si perde d’animo e, benchè il danno sia grave, riesce a ricostruire la vetroresina. Ma a quelle latitudini il tempo è instabile. Il Virgina Jean affronta un primo temporale, poi un altro groppo, poi una tempesta. A poco vale per l’uomo, valido marinaio, l’aver issato la piccola tormentina, vela giusta per affrontare i marosi dando più stabilità all’imbarcazione. Lo yatch scuffia di 360° drammaticamente, una, due volte. L’albero si spezza in due. All’uomo, che è vero marinaio, non resta che abbandonare il Virginia Jean e guardarla, a bordo della zattera di salvataggio, morire inabissandosi. Ora il marinaio è solo, più di prima. E’ un naufrago alla deriva. Si alterneranno in crescendo il suo coraggio e la paura, tutta la sua forza e un malanimo disperati.

Robert Redford ha accettato una sfida da grande grandissimo attore e l’ha vinta con classe altissima, per non tacere della prova fisica che ha dovuto affrontare. I suoi 77 anni non sembrano reali. E’ la sua capacità di esprimersi con gli occhi, con i muscoli delle braccia, con le mani, che risulta davvero straordinaria. Chandor, il regista, non avrebbe potuto chiedere di meglio o di più al suo protagonista. All is Lost non è solo una rara prova attoriale, ma anche autoriale, con un film mai tentato prima, quasi sperimentale, che si offre anche per una lettura metaforica, spirituale, ben oltre le pur splendide immagini. Eccellente la fotografia di Frank DiMarco. Che dire poi della splendida canzone che accompagna i titoli di coda, Amen, scritta da Alex Ebert e già premiata con l’assegnazione del Golden Globe.

Dario Arpaio


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