Superbo Cumberbatch in The Imitation Game
Di Dario ArpaioDurante la guerra nessuno sapeva cosa stava succedendo al di là delle mura del palazzo di Bletchley Park. Nessuno poteva supporre che la guerra si stesse vincendo proprio nel segreto di quella splendida tenuta. Dovevano trascorrere cinquantanni prima che ci si potesse rendere conto che così pochi erano riusciti a sconfiggere le armate di Hitler con il loro ingegno. E non sarebbe stato possibile se proprio Churchill non avesse dato credito a uno spocchioso matematico di nome Alan Turing a dispetto del parere avverso del comando della Marina. Eppure fu proprio quell’uomo a elaborare i meccanismi del congegno che riuscì a salvare milioni di vite umane e a cambiare il volto della storia. Fu Turing con la sua macchina pensante, battezzata Bombe, a decriptare i messaggi dei tedeschi trasmessi grazie al codice Enigma, un sistema di comunicazione straordinariamente complesso, riuscendo ad anticipare ogni mossa del nemico e impedendo di fatto l’esecuzione degli ordini del fuhrer. Ma Turing non fu mai acclamato eroe. La sua omosessualità venne poi pubblicamente condannata e fu costretto a subire la castrazione chimica, devastandolo al punto che si suicidò nel 1954 con un tragico morso ad una mela imbottita di cianuro.
Solo nel 2009 il primo ministro Gordon Brown fece pubblica ammenda per il trattamento riservato al grande matematico, che aveva salvato milioni di vite umane, al punto che anche la regina Elisabetta ebbe a concedere il ‘perdono regale’, riabilitando Turing, ‘ripulendo’ il suo nome.
Il cinema si è spesso interessato alla vicenda di Enigma, la straordinaria macchina progettata da Arthur Scherbius nel 1918. Raramente però l’obbiettivo della macchina da presa si è soffermato su Alan Turing e sul suo grandissimo genio. Finalmente da una delle biografie sullo scenziato britannico, quella firmata da Andrew Hodges, intitolata appunto Alan Turing, è stata tratta la sceneggiatura del film The Imitation Game, a cura di Graham Moore, per la regia del norvegese Morten Tyldum –di lui ricordiamo Headhunters del 2011-. Ebbene a colui che a tutti gli effetti è da considerare il padre dell’era del computer è dedicato quello che solo relativamente può definirsi un biopic. The Imitation Game si muove sul filo e sul ritmo del thriller e la tensione cresce sequenza dopo sequenza. Benedict Cumberbatch è uno straordinario Alan Turing. La sua interpetazione è da Oscar e fra qualche settimana dovrà vedersela con Bradley Cooper, l’American Sniper di Clint Eastwood, nonchè con Eddie Redmayne nei panni dell’astrofisico Stephen Hawking ne La Teoria del Tutto. Tre superbe interpretazioni degne della più alta ammirazione.
Solo le persone che nessuno immagina possano fare certe cose, sono quelle che fanno cose che nessuno può immaginare, è la frase ripetuta dal personaggio di Cumberbatch e che in qualche modo è il leit motiv di The Imitation Game nello sviluppo della trama che da un lato vede il gruppo di crittografi all’opera per decifrare il codice Enigma e dall’altro l’incalzare della magnifica ossessione di Turing nella creazione della sua creatura, la macchina che salverà milioni di vite umane. Lui è uno scenziato puro. Nulla può distoglierlo dalla sua ossessione. Fare presto più presto e vincere la guerra. Non importano le critiche di chi lo considera uno sbruffone arrogante e presuntuoso. Lui sa che può farcela e via via con lui si schierano i compagni di avventura, tra i quali una splendida Keira Knightley nei panni di Joan Clarke assistente di Turing, una donna dall’ingegno altissimo costretta a vivere le contraddizioni di una società fortemente sessista e maschilista. Il rapporto tra i due cade in qualche eccesso vagamente mélò, di maniera, ma resta alto il livello della recitazione di entrambi. Peccato che la sceneggiatura releghi il personaggio della Knightley a un ruolo minore mentre molte potrebbero risultare le similitudini dei due matematici, alieni in una società che non li comprende.
Ottima la colonna sonora di Alexande Desplat, come sempre grandissimo nelle sue composizioni, capace anche in questo film di esaltare ogni attimo della trama e ogni primissimo piano di Cumberbatch e della sua magnifica ossessione. Altrettanto si pone la fotografia di Oscar Faura. Che dire… staremo a vedere se la grande interpretazione di Cumberbatch otterrà quanto merita nella notte degli Oscar, senza nulla togliere agli altri eccellenti competitors. Che vinca il migliore.
Dario Arpaio
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