Tarantino va alla guerra con i suoi Bastardi senza gloria
Di Dario ArpaioSi spengono le luci. Unglourious Basterds inizia sulle note del Deguello. Quello che il generale Santanna fece suonare prima dell’assalto finale ad Alamo. Nessun superstite era il significato di quelle note.
Sullo schermo scorrono i titoli di testa del film che da noi si traduce in Bastardi senza gloria e quella musica suona come un’anticipazione di ciò che sarà questo ‘maccaroni-combat’, a mezzo tra il western e il film di guerra.
QiuTi è tornato. Quentin Tarantino, dopo lo scarso risultato del (troppo sottovalutato) Grindhouse – Death Proof, sforna un film che si può ben collocare tra i suoi migliori, insieme con Pulp Fiction e Le iene. Il cinefilo compulsivo di Knoxville, Tennessee è uscito da quella che sembrava una crisi d’autore. Ha lavorato moltissimo per scrivere questa sceneggiatura, non riuscendo a chiuderla, accumulando materiale su materiale, man mano che andava approfondendo la conoscenza di tanti episodi dell’occupazione nazista della Francia.
In un certo momento pensava addirittura di trarne un serial televisivo. Per fortuna nostra il suo grande amico Luc Besson è riuscito in qualche modo a dissuadederlo. Che peccato, che sciupio di creatività sarebbe stato vedere solo sul piccolo schermo ciò che magnifica il grande. Il cinema è dentro Tarantino, è nei suoi geni, non può farne a meno. Tutto il cinema, bello o brutto. Secondo lui può addirittura cambiare il mondo. Di sicuro la storia della Storia. Come per esempio voleva Goebbels, non a caso uno dei personaggi centrali dei Bastardi.
Il cinema può certamente muovere il pubblico a una qualche riflessione, alla scoperta di qualcosa che si vuole esso intenda o, meglio ancora, comprenda. Il cinema di Tarantino è un po’ anche questo. Lui stesso non si definisce un cineasta americano, preferisce non rimanere nei confini ristretti di un Paese. Il suo confine è lo schermo e ciò che esso contiene ovunque si proietti.
Tra le sequenze meglio riuscite di Unglorious Basterds va ricordata quella del duello nella taverna tra bastardi travestiti da nazisti e nazisti veri, con in mezzo la bella (e brava) Diane Kruger. Un’altra, altrettanto riuscita, tra i veri e propri Capitoli in cui è suddiviso Bastardi, è quello dell’incendio del cinema che corona i propositi di vendetta della giovane ebrea la cui famiglia è stata sterminata dal colonnello Sanda. Questi è senza dubbio il personaggio meglio performato di Tarantino, grazie anche alla eccellente interpretazione dell’austriaco Christoph Waltz, non a caso premiato con la Palma d’Oro a Cannes. Sanda è uno spietato quanto raffinato ‘cacciatore di ebrei’, così come viene soprannominato. E’ l’antagonista perfetto del tenente Raine di Brad Pitt, armato con il suo Jim Bowie knife, e del suo manipolo di ebrei guerrieri in missione nella Francia del ’44 per seminare il terrore tra i nazisti, in una caccia al tedesco dal sapore di vendetta Apache.
Tarantino ama visceralmente il cinema e non mancano gli omaggi ossequiosi a maestri come Ford, Peckinpah, Leone. Pure il cinema come ‘luogo’ è venerato dall’Autore. Non a caso il set si è installato nello studio Babelberg, a Potsdam, il più vecchio in assoluto della storia del cinema. Lì, nel 1927, è nato Metropolis di Fritz Lang.
In un’intervista apparsa sulla rivista Rolling Stones, Tarantino afferma con estremo vigore il suo trasporto per questa sua creatura, Unglourious Basterds: “Ho aspettative enormi per questo film. Voglio che la gente non si aspetti altro che un capolavoro … Voglio dare al pubblico una c…o di serata al top del cinema. E, dopo, voglio anche che prendano il c…o di dvd e lo mettano in bella mostra sullo scaffale accanto a Scarface, Quei bravi ragazzi, Pulp Fiction. OK?”.
Il lungo film, due ore e mezza, è finito. Tra gli spettatori, molti applaudono. Era da tanto che non mi capitava di trovarmi con un pubblico così soddisfatto.
Dario Arpaio
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