The Cove, la morte dei delfini al Film Festival di Tokyo

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THE COVENel mese di ottobre, dal 17 al 25, avrà luogo il Tokyo Film Festival. Presidente della giuria sarà il celeberrimo Alejandro Inarritu (regista di Babel e 21 grammi) e, tra gli altri giurati, sarà presente Jerzy Skolimowski.

Un cartellone ricco di titoli. Una kermesse interessante. Ma l’attenzione è tutta volta al titolo entrato per ultimo e con grande scalpore, The Cove, un docu-film per la regia di Louis Psihoyos (a lato un’inquadratura), che ha già avuto buona risonanza al Sundance Film di Toronto . The Cove è Taiji, una caletta qualsiasi del sud del Giappone, un luogo incantevole, a giudicare dalle immagini del documentario che gli autori hanno fortemente voluto superando ostacoli e pericoli vari. Già il titolo, di per sé, suona minaccioso, quasi come un thriller. In quella caletta, ogni anno, ha luogo una mattanza illegale di delfini che la stessa opinione pubblica giapponese ha condannato, apparentemente ignara delle atrocità commesse in quell’angolo di Pacifico.

Il documentario illustra le peripezie e, ahimè, le scene raccapriccianti a cui ha assistito di nascosto un gruppo di ambientalisti guidati da Rick O’Barry (famoso per essere stato l’addestratore di Flipper). Per superare l’aperta ostilità dei pescatori di frodo, contro i quali i nostri si sono dovuti scontrare, sono stati utilizzati perfino dei minuscoli elicotteri dotati di telecamera teleguidati e azionati dagli operatori mimetizzati tra gli alberi. Decine di migliaia di delfini ogni anno vengono sacrificati per una spietata ‘tradizione’, perché l’uomo è un selvaggio che non rispetta nemmeno se stesso, creandosi su misura degli alibi insulsi, pur di fare violenza. Perché mai dovrebbe avere riguardo per degli animali che in giapponese vengono identificati come i maiali del mare (iruka)?

Alla mattanza parteciapno anche dei veterinari, perché mai? Per danaro, ovvio, solo e soltanto per danaro. Gli esemplari più belli vengono selezionati e venduti ai delfinari e possono valere fino a 250000 dollari. Gli altri vengono macellati. L’ignoranza, l’avidità senza limite dei nostri simili può suscitare solo sdegno. Auguriamoci che le autorità giapponesi possano e vogliano porre rimedio con decisione.

E’ un segnale forte, la presenza di questo documentario che ha sconvolto l’opinione pubblica e certamente molto molto di più i nostri fratelli delfini che lo vivono in diretta.

Dario Arpaio


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