Toni Servillo in Una vita tranquilla
Di Dario ArpaioLa giuria del 5° festival del cinema di Roma ha premiato Toni Servillo come Miglior Attore per il suo ruolo da protagonista in Una vita tranquilla di Claudio Cupellini. E’ superfluo ribadirlo, Toni Servillo è attore maturo, in grado di conferire spessore e drammaticità a ogni personaggio gli venga affidato. Il suo volto è maschera capace di esprimere, in ogni piega, attraverso ogni ruga, ciò che può essere travaglio interiore o serena attitudine al gioco della vita.
Nel film di Cupellini è Rosario, chef nel suo ristorante in Germania, attento a dirigere tutta la sua esistenza verso una quiete, a lungo inseguita, dopo la fuga da una realtà malavitosa. Anno dopo anno, da ex-killer della camorra, riesce nell’intento di rigenerarsi, cambia nome, si nasconde, si fa umile per trovare la pace del perdono, per costruire, mattone dopo mattone, una nuova vita fatta di lavoro onesto e consenso. Ma il passato si ripresenta, come uno scoppio improvviso, capace di strappare la filigrana di una serenità quasi troppo perfetta per durare. Ogni conto, prima o poi, si paga. Tutto è destinato a svanire nel buio come il silenzio dopo i fuochi d’artificio. Nera è la notte che avvolge la vita in un attimo di folle paura. L’inizio della fine di una esistenza serena comincia con l’inaspettato arrivo del figlio, abbandonato con la moglie tanti anni prima, al momento dell’improvvisa fuga, scelta per preservare se stesso e i propri cari dalla vendetta dei boss.
Non occorre conoscere nel dettaglio i fatti pregressi, e in questo la scelta narrativa di Cupellini è più che apprezzabile. La nostra attenzione viene guidata verso la presa d’atto dell’impossibilità della pace per chi ha vissuto sempre a contatto con la violenza e la morte. Uno scoppio, un lampo e tutto ripiomba nel buio della fuga senza nome, senza volto. Come Noodles in C’era una volta in America di Sergio Leone, anche Rosario tornerà a quelle giornate dove ci si nasconde, si lavora nella penombra e si va a letto presto. Non c’è perdono, non ci può essere una seconda opportunità. Il figlio perduto è divenuto anche lui un malavitoso. Quando Rosario lo scoprirà, sarà troppo tardi per entrambi.
Più che buono il film di Cupellini, nel dare prova di regia misurata, attenta, a tratti raffinata, tale da lasciare presagire un possibile interessante prosieguo nelle prossime storie che andrà a raccontare. Grande e imprescindibile merito però va riconosciuto a Toni Servillo, senza di lui Una vita tranquilla non sarebbe il film che è.
Dario Arpaio
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